Recensione
Boogiepop Phantom
9.0/10
Il 5 gennaio 2000 andava in onda sulle televisioni giapponesi Boogiepop Phantom (in originale Bugiipoppu wa Warawanai), serie prodotta dalla Madhouse in quello che è stato un periodo particolarmente florido e creativo per la storia recente degli anime. Si tratta di un intrigante horror diretto da Takashi Watanabe e sceneggiato da Sadayuki Murai, che riprende la linea tortuosa tracciata da Serial experiments: lain nel proporre una storia anticonvenzionale, dai contenuti criptici e dalla struttura narrativa labirintica e sfaccettata.
La serie si inserisce in un più ampio e articolato progetto basato su un corpus di più di venti romanzi scritti da Kōhei Kadono (dei quali solo quattro tradotti in inglese), due manga disegnati da Kōji Ogata, un film live action diretto da Ryu Kaneda con Sayaka Yoshino, e una seconda serie anime di più recente realizzazione, Boogiepop and Others (2019). Un intero mondo, vasto e in continua espansione, già ribattezzato dai fan Boogiepop-verse, di cui bisogna tener conto al fine di comprendere a fondo la serie storica che oggi festeggia il ventennale. In particolare, è doveroso accennare almeno alla prima opera letteraria, Boogiepop and Others (1998), in cui vengono presentati gli avvenimenti appena precedenti la serie tv, con tutti i principali protagonisti, ed è proprio dal finale di questa novel che si sviluppa l’intera trama dell’anime.
Il racconto, collettivo e introspettivo allo stesso tempo, si sviluppa con un andamento non lineare cronologicamente, grazie anche all’abbondante uso dei flashback. Questi, ben lungi dall'avere un ruolo chiarificatore, sembrano piuttosto lasciare volutamente oscuri importanti elementi della trama, che si svelano in parte incastrando i vari pezzi del puzzle. La successione degli episodi (che si possono sommariamente suddividere in episodi monografici ed episodi chiarificatori) ci propone di volta in volta punti di vista differenti, a seconda dei numerosi personaggi coinvolti (ognuno dei quali affetto da una particolare psicosi, tutte causate da traumi legati al passato, che li porta ad essere in qualche modo emarginati dalla società), le cui intricate vicende avranno una loro logica solo dopo una visione d'insieme, a vantaggio di un'esperienza filmica quantomeno contorta e sfaccettata.
La trama si dipana intorno al mistero della sparizione di alcuni studenti di un sobborgo di Tokyo e alla successiva nascita di una leggenda metropolitana legata a un fantomatico shinigami (dio della morte). Le vicende coinvolgono due licei in particolare, lo Hijiridani e lo Shinyo. In realtà tutti i ragazzi scomparsi sono accomunati fra loro perché coinvolti in qualche modo nella sperimentazione (tenutasi diversi anni prima) di un enigmatico virus, che sprigiona in loro poteri paranormali incontrollabili e si manifesta con l’adolescenza. Boogiepop è una misteriosa entità che interviene per evitare che i ragazzi evoluti possano nuocere agli altri, mentre Manticore è un personaggio più oscuro che si aggira per la città diventando sempre più potente grazie all’energia che gli “speciali” sprigionano.
I. Ritratti che emergono dalla memoria
Il primo episodio di Boogiepop Phantom si collega direttamente al finale della prima novel, condividendo la scena del fascio di luce che altera il campo magnetico della cittadina formando nel cielo un’insolita aurora. Ad un mese di distanza da quest’evento, alcuni ragazzi colpiti dalla luce manifestano poteri sovrannaturali. La protagonista di questo episodio è Moto Tonamura, studentessa del liceo Hijiridani. Fragile e insicura, ha sviluppato un enorme complesso nel rapportarsi con l’altro sesso a causa di un episodio passato in cui non era riuscita a svelare i suoi sentimenti al suo primo amore, Saotome Masami. Praticamente Moto vive nel rimpianto e finisce per chiudersi sempre più in sé stessa, sviluppando una grave forma di psicosi. Qui l’autore introduce il concetto di ombra e di rupofobia della teoria psicanalitica junghiana, sottolineato dal gesto ricorrente del lavarsi le mani: Tonamura cerca di sbarazzarsi delle sue mancanze (ombre, o zone nascoste del proprio inconscio) con il rituale della pulizia. Ormai rassegnata, nel finale la ragazza accetta di essere divorata da Manticore, il fantasma che le si mostra sotto le spoglie di Saotome, ma viene salvata in extremis da Boogiepop (a sua volta con il corpo di Toka Miyashita, studentessa dello Shinyo) che le intima di superare la fobia per poter lasciarsi dietro il passato e andare avanti.
II. Luce nelle tenebre
Il protagonista dell’episodio è lo studente Hisashi Jonouchi ed è il primo individuo evoluto a causa del fascio di luce. Da bambino il suo sogno era diventare una specie di eroe e si impegna con tutto sé stesso per intraprendere la carriera di atleta ed essere quindi riconosciuto ed apprezzato. Quando viene colpito da una patologia che gli preclude ogni aspirazione, cade in depressione, anch’egli vittima della sua ombra. Sfortunatamente viene visitato dalla dott.ssa Kisugi (alias Fear Ghoul) che gli propone una cura sperimentale in grado di guarirlo in poco tempo. Il ragazzo accetta di buon grado e il giorno dopo si ritrova con una nuova capacità: quella di divorare i ricordi negativi delle persone, sotto forma di enormi ragni sul loro petto, in una suggestiva metafora del concetto freudiano di repressione. Il problema è che, divorando i ragni (rimorsi) che si annidano nell’intimo degli uomini, non solo non porta loro alcun beneficio ma al contrario amplifica la loro zona d’ombra e, quando Jonouchi se ne rende conto compare di nuovo Boogiepop che lo rapisce.
III. Aprirsi al mondo
La protagonista è Misuzu Udo, ragazza in apparenza spensierata e solare ma che nasconde un terribile segreto: la morte della sua amica d’infanzia soprannominata ‘Panulu’, che l’aveva introdotta a una specie di religione new age basata sull’amore incondizionato verso tutto il creato. Misuzu si radicalizza a tal punto in questa credenza da ereditare a sua volta il nome Panulu. Questo causa la reazione del fantasma della vera Panulu che la apostrofa a più riprese come bugiarda. Nell’anniversario della morte di Panulu, Misuzu torna sul luogo dove fu uccisa portandole come regalo un disco musicale intitolato Dio è morto, citazione da Così parlò Zarathustra in riferimento alla caduta dei valori che apre la strada al nichilismo. Stranamente, nel finale dell’episodio, Boogiepop si rifiuta di salvare Misuzu perché, a suo dire, è stato un tentativo pietoso di evolvere.
IV. Amare una ragazza pura
Il protagonista di questo episodio è Yoji Suganuma e la sua fuga dalla realtà fa quasi da contrappunto all’ossessiva ricerca della felicità da parte di Misuzu nell’episodio precedente. Frustrato sessualmente e incapace di intrattenere relazioni sane con ragazze vere, Yogi si crea una fidanzata fittizia nel mondo virtuale degli eroge. L’entrata in scena di una nuova impiegata sul suo posto di lavoro, verso la quale prova attrazione, sarà la causa scatenante di una grave forma di nevrosi che lo porterà a perdere completamente il senno. La storia si svolge al passato rispetto agli altri episodi e, quando nella cittadina appare il famigerato fascio di luce, questo causerà un blackout elettrico che cancellerà i progressi del videogioco di appuntamenti in un finale dagli effetti involontariamente tragicomici. Oltre a evidenziare la perdita di percezione tra reale e virtuale, l’autore mette l’accento sulla dipendenza dalla Type-S (dove S sta per slave), la sostanza rossa sintetizzata dalla Towa Corp. grazie alla quale Yogi acquista sicurezza di sé, trasformandosi da represso e introverso a spavaldo e aggressivo. La scelta del suo colore si rifà direttamente alla psicologia dei colori di Jung, che attribuisce all’energia del rosso un carattere di consapevolezza, risolutezza e schiettezza.
V. Interludio
Come suggerito dal titolo, l’episodio si presenta come l’intermezzo di una sinfonia, non si focalizza su un unico personaggio e non procede con fatti nuovi, piuttosto ricostruisce una serie di avvenimenti che chiariscono punti oscuri della trama e approfondisce il profilo del personaggio chiave di Toka Miyashita. La regia e il montaggio si discostano un po’ dagli altri episodi insistendo molto sullo scorrere del tempo, spostando avanti e indietro le lancette dell’orologio e ripetendo ciclicamente alcune scene. In particolare, quella in cui si fanno alcune rivelazioni illuminanti sulla Towa Corporation. La scena, frammentata lungo tutto l’episodio, riprende il dialogo tra l’agente segreto della Towa Snake Eye (un essere umano sintetico creato il laboratorio in seguito alle ricerche su Echos, che lavora sotto copertura come poliziotto di quartiere) e il suo collega. Qui per la prima volta si parla esplicitamente dell’organizzazione, prima in tono poco serio, come se fosse una specie di teoria del complotto nata sul web, poi come di una vera e propria società segreta tentacolare che spia tutti e governa il mondo.
VI. Onora la Madre
Episodio freudiano, incentrato su Shizue Wakasa e sull’isteria da conversione, un particolare disturbo psicologico causato da un evento traumatico a sfondo sessuale, in cui il paziente tende a “convertire” in disturbi somatici i problemi psichici rimossi dalla coscienza. La storia ci viene narrata indirettamente da sua madre che legge un diario segreto. Il problema di Shizue si manifesta con attacchi di nausea e conati di vomito, ma in seguito ad analisi cliniche non le viene riscontrato nulla a livello somatico. Quindi viene fatta visitare da uno psichiatra, che fatalmente risulta essere proprio la dott.ssa Kisugi (Fear Ghoul), la quale, attraverso l’interpretazione dei sogni, scoprirà la causa scatenante dello stato isterico. Il trauma risalirebbe a tempo addietro, quando Shizue, in seguito alla morte di suo padre, avrebbe assistito ad un rapporto sessuale tra sua madre e un altro uomo, il quale, trasformatosi in un mostro nelle fantasie di Shizue, sarebbe diventato un incubo ricorrente. A immedesimare gli spettatori nel vivo della puntata, una serie di macchie di Rorschach si susseguono a più riprese sullo schermo, quasi fossimo noi stessi nel bel mezzo di una seduta di psicanalisi. Il titolo a sfondo biblico che cita solo una parte del IV comandamento ci fornisce la chiave per interpretare il tema edipico di fondo.
VII. Non esiste desiderio che non si possa esaudire
I fratelli Sayoko e Mamoru Oikawa, del liceo Shinyo, sono i due protagonisti dell’episodio. La disintegrazione del loro nucleo familiare (dovuta al fallimentare progetto del Paisley Park e al successivo tracollo finanziario del padre) è la causa principale della psicosi di Mamoru, una particolare fissazione nell’individuare ed eliminare gli elementi inutili in qualsiasi contesto. Forse una sottesa metafora del concetto freudiano di rimozione, quel particolare meccanismo di difesa che allontanerebbe dalla coscienza desideri considerati inaccettabili dall’io. Cadendo in depressione, Mamoru rimuove la causa che ha sgretolato la sua famiglia e di conseguenza anche la sua psiche, invece di elaborare la sua nevrosi e superare il trauma, la veicola in modo distruttivo. I due fratelli hanno un fortissimo legame che li ha fatti evolvere come fossero un unico individuo: Mamoru, paziente della dott.ssa Kisugi, ha assunto il farmaco sperimentale della Towa, mentre Sayoko è stata colpita dal fascio di luce di Echos. Nell’epilogo vengono portati via da Boogiepop Phantom. Bisogna far notare come sia Mamoru a generare involontariamente il personaggio di Poom Poom, attraverso un ricordo d’infanzia in cui interpretava Il pifferaio di Hamelin alla recita scolastica, ricordo che viene utilizzato da Manaka come base per la sua creazione.
VIII. Il suo modo di vivere
Puntata topica che scioglie molti nodi dell’intreccio, è incentrata su Nagi Kirima che, sebbene non si possa definire vera e propria protagonista dell’anime, è sicuramente il personaggio che più si avvicina allo stereotipo di eroe. L’episodio è girato in maniera molto più convenzionale del solito, si sviluppa in modo del tutto lineare come una classica detective story e si riserva anche qualche scena d’azione. Sottotraccia la strana storia d’amore tra Nagi e Shinpei Kuroda, qui presente solo attraverso il suo fantasma, il giornalista Ichiro Kishida. Ci viene svelata l’origine e la natura di Boogiepop, di Manticore e di Echos, nonché la teoria dell’universo olografico, secondo la quale tutti noi vivremmo in una grande illusione, una specie di Velo di Maya schopenhaueriano dove principi fondamentali come spazio e tempo non esisterebbero. “Il suo modo di vivere” è riferito allo stile di Nagi Kirima ed alla sua solitaria crociata contro le anomalie della società, un percorso di ricerca di sé che si compie in solitudine, dove i fantasmi che si incontrano devono essere sconfitti solamente con le proprie forze. Interessante notare come questo episodio sia disseminato di citazioni di Seiichi Kirima, lo scrittore alter ego di Kadono, i cui romanzi pop nella finzione del Boogiepop-verse vengono ignorati dal grande pubblico mentre i suoi saggi di filosofia vanno a ruba, in una sorta di legge del contrappasso che rifletterebbe la frustrazione dello stesso Kadono, costretto a seguire i canoni del light novel imposti dai suoi editori per poter essere pubblicato.
IX. Scorre il tuo tempo
Il nono episodio comincia con un flashback, quello nel quale Kuroda da il farmaco sperimentale a Nagi per interrompere la sua evoluzione prima che questa la porti alla morte. Tornati al presente, i protagonisti di questo episodio sono tre, e il tema centrale è il doloroso passaggio dall’infanzia alla maturità, quel complicato periodo della vita che chiamiamo adolescenza. La prima vicenda riguarda Saki Yoshizawa, che era destinata sin da bambina a un futuro da pianista. Quando però la sua docente di musica le consiglia di cambiare corso perché ha le mani troppo piccole, le cade il mondo addosso, cede quindi all’illusione di Poom Poom e del mondo fittizio del Peisley Park. Tornata in sé, è talmente schiacciata dalle aspettative della famiglia che decide di togliersi la vita. La seconda protagonista è Akane Kojima. Il suo sogno è quello di diventare una scrittrice di fiabe per bambini, ma questo si infrange con la realtà del sistema scolastico giapponese, quando la sua professoressa decide che il suo percorso di studi universitari sarà ad indirizzo scientifico. Akane tenta quindi di dimenticare bruciando il racconto al quale aveva dedicato tutta se stessa: Poom Poom. Quando quest’ultimo le si materializza davanti, promettendole di restituirle la felicità e la spensieratezza che aveva da bambina, Akane accetta immediatamente. Il terzo protagonista è Yoshiki Tabata, ragazzo ingenuo e convinto di essere circondato da veri amici. Quando nella famigerata notte viene colpito dal fascio di luce di Echos, sviluppa la capacità di leggere il pensiero e inizia a constatare amaramente di essere sfruttato da tutti perché benestante. Affranto e demoralizzato, Yoshiki cede facilmente all’invito di Poom Poom che gli promette di farlo tornare bambino e di essergli amico per l’eternità. Essendo evoluto a causa del fascio di luce di Echos e nel finale viene rapito da Boogiepop.
X. Poom Poom
Poom Poom è un’anomalia temporale creata involontariamente dalle farfalle temporali. Questo particolare personaggio è la fusione due ricordi distinti: quello di Akane Kojima, che brucia il suo quaderno di fiabe, e quello della recita di Mamoru Oikawa che interpreta il Pifferaio di Hamelin. Dietro questa inquietante presenza si celerebbe il concetto psicoanalitico del lutto. Poom Poom, come il Pifferaio di Hamelin, si vendica degli adulti portando via il bambino che è in loro, come punizione per non aver rispettato i sogni e le promesse che avevano fatto a loro stessi. Nel finale Poom Poom viene convinto da Boogiepop a svanire, in quanto la sua esistenza è un paradosso, la sua missione non porta felicità alle persone, ma soltanto morte, come ad esempio Saki o il tentativo di Akane di gettarsi nel vuoto salvata all’ultimo momento da Nagi Kirima.
"…tutta la vita è cambiamento, perdita e morte, per questo il lutto si configura come l’accettazione del mistero della morte e una ricerca continua di risposte." C. G. Jung
XI. L’arcobaleno
L’undicesimo episodio tira le fila di tutte le puntate monografiche raccontate fin’ora e potrebbe essere considerato il vero finale di Boogiepop Phantom, in cui si fa una summa del Kadono pensiero. Anche la colonna sonora contribuisce a creare un’atmosfera diversa rispetto agli altri episodi, grazie all’inedito uso del pianoforte che accompagna la commovente storia di Manaka, con un motivo delicato e struggente.
La prima parte si concentra su Rie Takai, studentessa del liceo Hijiridani, ragazza perennemente insoddisfatta che non riesce a dare un senso alla sua vita. Fa parte della stessa comitiva di amici di Moto Tonamura e questa coincidenza con il I episodio rivela un parallelismo tra le due studentesse, oltre alla circolarità dell’anime, dove passato e presente si confondono.
Nella seconda parte il racconto si focalizza su Manaka Kisaragi, la ragazza delle farfalle, personaggio ricorrente che in qualche modo fa capolino in tutte le puntate. Considerata posseduta da un demone sin da piccola per via dei suoi poteri paranormali, ha vissuto da reclusa fino alla morte della sua nonna/carceriera, e riesce a esprimersi solo attraverso l'idioma tautologico degli infanti, la glossolalia. Le farfalle temporali le consentono di rievocare fatti avvenuti nel passato e di assimilarne il contenuto. Secondo le credenze popolari nipponiche le farfalle trasportano le anime dei morti, inoltre seguire una farfalla aiuterebbe a svelare i misteri (non a caso Manaka dispensa visioni ai vari personaggi che si avvicendano nell’intero arco dell’anime). È quindi Manaka a dar vita a Poom Poom, l’anomalia che parla al suo posto e che fa la sua volontà, difatti è un bambino come lei e come lei vuole giocare con altri bambini, e per farlo intrappola vari studenti nel loro passato. Per fermare questa follia interviene Boogiepop, per il quale Manaka è inconsapevolmente un nemico del mondo. A un certo punto compare Echos, in una specie di visione divina, che prendendola per mano le fa completare lo scopo al quale era destinata: ridistribuire i ricordi agli abitanti della città in modo da fargli elaborare le loro psicosi e sconfiggere così i fantasmi del passato (come accade a Rie nel finale). L’intera città accetta e supera il proprio passato, e si evolve assieme alla sua skyline in una suggestiva sequenza di massa. Quando Echos conduce la stessa Manaka presso sua madre (colpita da amnesia durante il parto a causa di una grave febbre), anche lei compie il suo personale percorso di individuazione, per poi scomparire in un fascio di luce, proprio come Echos nella sequenza d’apertura. La strana aurora scompare dal cielo e il giorno successivo nella cittadina risplende un bellissimo arcobaleno. Under the gravity’s rainbow cita evidentemente il famoso romanzo di fantascienza Gravity’s Rainbow di Thomas Pynchon. Del resto le analogie tra quest’ultimo e Boogiepop Phantom si sprecano: l’idea di mettere in risonanza l’oscillazione tra destino e libero arbitrio; la trama circolare; l’introduzione della casualità nella fisica attraverso lo sviluppo della meccanica quantistica, rompendo così l’assunzione di un universo deterministico (l’universo olografico citato da Kishida nell’episodio VIII è una teoria nata dalla meccanica quantistica).
XII. Con il sonno tutto svanisce
L’ultimo episodio dell’anime si svolge qualche tempo dopo gli eventi accaduti precedentemente e riafferma il tema centrale di tutto l’anime: la crescita individuale. In un flashback l’autore mostra la natura di Boogiepop e lo scopo della sua esistenza: prendersi cura dei ragazzi evoluti rapiti. Questi, rinchiusi nei bozzoli, sognano finché il resto dell’umanità non avrà raggiunto il loro stesso stadio evolutivo, con un ulteriore rimando all’idea di inconscio collettivo di Jung: una rete che unisce tutte le coscienze degli abitanti. Paradigmatica la scena del Theremin (strumento musicale elettronico che non prevede il contatto fisico dell’esecutore con lo strumento e si basa su oscillatori che agiscono in isofrequenza al di fuori dello spettro udibile). Boogiepop posiziona il Theremin in un tunnel, sotto i bozzoli dei ragazzi rapiti, e la melodia suonata è Die Meistersinger von Nürnberg. Questa scena concentra in pochi attimi la summa dell’intera opera di Kadono: la scelta del theremin, uno strumento che utilizza oscillatori di frequenza, rievoca tutta il pensiero dell’autore sulle teorie quantistiche. Die Meistersinger von Nürnberg simboleggia la coesione della razza umana, quindi l’inconscio collettivo di Jung; i contenuti dell’opera wagneriana legate alla filosofia di Arthur Schopenhauer, sulla musica come arte suprema che permette di fuggire dai mali del mondo (un po come fa Boogiepop con i ragazzi rapiti, proteggendoli dall’organizzazione Towa che vuole controllare il processo evolutivo dell’intera razza umana, rendendo tutti degli omologhi). La fotografia dell’episodio differisce radicalmente dal resto della serie, con il filtro opaco ai margini dello schermo ormai scomparso e i colori vividi e brillanti, in effetti sembra di vedere un altro anime.
Il fantasma del passato
Come altri titoli cult dell’epoca (fra i quali ricordiamo Serial experiments: lain, Haibane renmei, Kino no tabi, Paranoia Agent), anche Boogiepop Phantom risulta difficile da incasellare in un’etichetta ben precisa. Pur rientrando a pieno titolo nel genere horror, nei vari episodi dell'anime non è difficile imbattersi in discorsi intellettuali che ruotano intorno alle suggestioni filtrate da Kadono, un esercizio di stile dalla forte carica simbolica che spazia dalla fantascienza alla filosofia, dalla psicanalisi all’etnologia, fino a toccare la musica romantica e l’opera d’arte totale di Wagner. Nel cercare una tematica principale lo si potrebbe definire una riflessione sul cambiamento e sulla crescita individuale, partendo dal rapporto degli individui con il proprio passato. Le varie psicosi che affliggono i personaggi sono causate da vecchi traumi, che causano loro depressione e autolesionismo.
Secondo Kadono, gli esseri umani filtrerebbero, per loro natura, le esperienze pregresse, portandosi dietro una zavorra che impedirebbe loro di completare in pienezza il proprio percorso di vita. Nell’anime i fantasmi del passato obnubilano gli occhi e le menti dei personaggi impedendo loro di percepire lucidamente la realtà (concetto espresso visivamente dal filtro opaco ai margini dello schermo). Un’efficace metafora del Velo di Maya teorizzato da Arthur Schopenhauer: questo velo (metafisico e illusorio), separa gli individui dalla percezione della realtà (se non sfocata e alterata) e quindi dalla vera conoscenza, impedendo loro di raggiungere la liberazione spirituale e imbrigliandoli nel samsara, il ciclo perenne di morte e rinascita (un idea non dissimile da quella alla base del mito della caverna di Platone, dove l’uomo è presentato come un individuo incatenato all’interno di una grotta sin dalla nascita). Quando se ne libererà, la sua anima si risveglierà dal letargo conoscitivo e potrà contemplare finalmente la vera essenza della realtà. Questa tesi viene esemplificata nell’episodio VIII quando Kishida/Kuroda spiega a Nagi Kirima la teoria dell’universo olografico.
La struttura frammentata della trama di Boogiepop Phantom non presenta dei personaggi canonici (protagonista, antagonista, comprimari, etc.), quanto piuttosto una coralità di canti e controcanti, ognuno dei quali con una propria peculiarità (o una propria patologia neurologica). Tuttavia alcuni attori di questo spaesante dramma metropolitano emergono dall’anonimato: Toka Miyashita (che presta il volto a Boogiepop), Nagi Kirima (fra gli speciali è colei che incarna l’eroina/investigatrice) e Manaka Kisaragi (personaggio dai risvolti sofferti e dolorosi che sarà coinvolto in tutte le puntate). La stessa cittadina riveste in qualche modo il ruolo di personaggio, con la sua presenza immanente e il suo sviluppo urbanistico parallelo all’evoluzione dei protagonisti (come sottolinea Nagi Kirima nella puntata VIII a proposito dello skyline della città). Ci sono inoltre alcuni elementi cardine su cui ruotano tutte le vicende, più che di personaggi veri e propri si tratta di tre entità nebulose, deus ex machina privi di contorni netti la cui presenza permea l’intero arco delle puntate: Boogiepop, Echos e la corporazione Towa.
Il termine Boogiepop deriva probabilmente da “boogie man” (l’uomo nero, o l’orco delle nostre fiabe) che rapisce i bambini, così come la leggenda metropolitana vede Boogiepop rapire gli studenti di liceo. La sua comparsa risale alla prima novel (Boogiepop and Others), quando il protagonista di questa, Keijii Takeda, capisce che la sua ragazza, Toka Miyashita, e il fantasma di Boogiepop condividono lo stesso corpo. Inizialmente si pensa a un disturbo dissociativo dell’identità, poi si propende per una sindrome maniaco-depressiva, un particolare disturbo psicologico che viene definito trickster, come la figura descritta da Jung nella sua teoria degli archetipi (manifestazioni dell’inconscio collettivo). In un flashback del V episodio, Toka afferma che la sua doppia personalità è dovuta allo spirito di una volpe che si impossessa del suo corpo, un Kitsunetsuki. L’archetipo del trickster è comune al folklore e alla religione di molte culture, dalla mitologia greca (attribuito a Hermes, il messaggero degli dei) a quella nipponica (la volpe, kitsune, appunto). Figura ambigua e liminale, il suo ruolo può variare da entità buona a malvagia e può incarnare il distruttore o il messaggero divino (da qui lo yin e lo yang sul suo mantello). Gli archetipi emergerebbero dall’inconscio collettivo come una sorta di autodifesa in caso di pericolo, una sorta di istinto di sopravvivenza dell’umanità. Il motivo fischiettato da Boogiepop ogni qualvolta entra in scena è quello dell’opera Die Meistersinger von Nürnberg (I maestri cantori di Norimberga) di Richard Wagner, opera influenzata dalla filosofia di Arthur Schopenhauer.
Malgrado sia presente solo in paio di fugaci scene dell’anime, particolarmente emblematica risulta la figura salvifica di Echos. Definito come una specie di alieno venuto dallo spazio per conto di una Grande Coscienza e mandato sulla Terra per mettere alla prova l’umanità, condotto al martirio come cavia da laboratorio dalla Towa Corporation (in una moderna iconografia del crocifisso ai limiti del blasfemo), questo super-personaggio finisce per assumere una valenza cristologica e messianica, quasi un moderno Zarathustra nietzschiano sceso dalla montagna per testare quanti uomini siano pronti a evolvere in superuomini.
Nella letteratura cyberpunk di William Gibson, le zaibatsu sono mega aziende che controllano l'economia globale e sono al di sopra di ogni governo mondiale. Retaggio di questa tradizione distopica, in Boogiepop Phantom la zaibatsu è rappresentata dalla Towa Corporation, vera eminenza grigia che controlla tutto e tutti. Di questa misteriosa organizzazione non viene rivelato quasi niente, viene solo evocata dagli unici affiliati che recitano un ruolo ben preciso nelle vicende dell’anime: sono gli agenti sintetici creati in laboratorio che vivono sotto copertura come poliziotti di quartiere e hanno l’ordine di eliminare tutti gli speciali che gli capitano a tiro. Le uniche informazioni in loro possesso riguardano lo scopo dell’organizzazione: ovvero il controllo sul processo evolutivo della razza umana (in giapponese towa si può tradurre come eternità, immortalità, tempo infinito). Il caso più significativo riguarda gli esperimenti su Echos, l’individuo evoluto che la Towa decide di clonare per poi creare in serie un proprio esercito di uomini sintetici. Il risultato però è l’aberrante creatura Manticore, dal nome del famoso mostro mitologico con il viso di una bellissima donna ed il corpo di una belva mangiatrice di uomini.
Dal punto di vista tecnico/artistico, lo staff messo in piedi dalla Madhouse annovera nomi di primo livello, a cominciare da Sadayuki Murai (Perfect Blue, Millennium Actress, Kino no tabi, Mushishi, Durarara!!) e il risultato è considerevole. La messa in scena, a dispetto della patina vintage accumulatasi nel corso di vent’anni, in realtà si rivela molto sofisticata, attenta all’uso psicologico dei colori, risulta funzionale alla greve inquietudine delle scene notturne. Il primo aspetto che salta agli occhi è proprio la fotografia dai toni scuri e quasi monocromatici, con inquadrature insolite e distorsioni grandangolari, mentre un filtro opaco sfoca i margini dello schermo infondendo un senso di oppressione e claustrofobia. Luci al neon, vicoli bui, sotterranei, corridoi desolati, inferriate corrose dalla ruggine e incroci brulicanti di folla anonima, fanno da sfondo alienante alle vicende e ci immergono in un mondo allucinato e ci fanno rivivere gli incubi a occhi aperti e le ossessioni dei protagonisti. Allo stesso scopo, il character design di Kouji Ogata (che ha curato anche il manga) ha un’espressività severa e corrucciata quando non è velato da una cappa di malinconia. Sporadicamente appaiono brevi fotogrammi 'live' ipersaturati e altri espedienti che spezzano l’omogeneità fotografica, in linea con gli schizofrenici tagli di montaggio, il ritmo che passa da momenti di stasi estenuante a scene gore dai toni disturbanti, e la cronologia frammentata della storia. La densa sceneggiatura risente inoltre dell’estrazione letteraria originale e dispensa citazioni del fantomatico scrittore Seichi Kirima (alter ego di Kadono) nelle criptiche didascalie che inframmezzano i capitoli.
Il senso di incontrollabile angoscia è reso ancor più dallo splendido commento musicale tecno/industrial, che riveste un peso importante nell’economia del racconto. La colonna sonora, composta da Yota Tsuruoka, alterna il tocco gelido dei beats elettronici ai riverberi cavernosi che sembrano provenire da un’altra dimensione, donando alle scene un approccio schizoide e un alto grado di tensione. Sonorità distorte, malate che unite al particolare comparto grafico, vanno ad aggiungere quegli ingredienti che Kadono non ha potuto infondere alle sue light novel. Come sigla di apertura ci viene proposto un delizioso pezzo soul del cantante poli-strumentista Shikao Suga, dal titolo Yuudachi (Afternoon Shower), un brano dal sound anni ‘70 con un sottotesto romantico che ai primi ascolti potrebbe risultare fuori luogo rispetto alla storia, ma è così piacevole che si finisce per amarlo a prescindere. A chiudere, la galoppante traccia rock dal titolo Mirai Seiki Maruhi Club (Next Century Top-Secret Club) della cantante Kyoko, in cui gli energici riffs delle chitarre elettriche sono contaminati da una vivace sezione fiati, fa calare il sipario sui fotogrammi che ripercorrono le scene clou della puntata. C'è spazio anche per la maestosità sinfonica de I Maestri cantori nelle clip che annunciano il capitolo successivo.
In Italia Boogiepop Phantom è stato distribuito due volte in edizione homevideo da Dynit. La prima, in quattro dvd singoli, ognuno dei quali con una serie di contenuti extra (fra cui gallerie di disegni, profili dei personaggi, varianti delle sigle, trailers etc.) al prezzo di 6,49€. La seconda, in un box di tre dvd a 9,99€, si presenta con una discreto packaging, una cartolina, ma priva del benché minimo contenuto extra. Entrambe le edizioni condividono il formato del file video (mpeg-2, dimensione schermo 4:3), l’audio Dolby Digital 5.1, i sottotitoli e il doppiaggio in italiano. Le voci italiane sono affidate a: Letizia Scifoni (Moto Tonamura), Davide Perino (Hisashi Jonouchi), Ilaria Latini (Misuzu 'Panulu' Udo), Domitilla D'Amico (Yasuko Suzuki), Francesca Manicone (Yoko Sasaoka), Monica Vulcano (Megumi Toyama), Perla Liberatori (Nagi Kirima), Valentina Mari (Toka Miyashita), Massimiliano Manfredi (Shinpei Kuroda/Kishida), Davide Chevalier (Masami Saotome), Laura Latini (Minako Yurihara), Pinella Dragani (Makiko Kisugi), Gemma Donati (Manaka Kisaragi), Angelo Nicotra (Agente Morita), Massimo De Ambrosis (Agente Yamamoto), Irene Di Valmo (Kazuko Suema), Germana Savo (Sayoko Oikawa), Corrado Conforti (Mamoru Oikawa), Laura Lenghi (Akane Kojima), Letizia Ciampa (Saki Yoshizawa), Marco Baroni (Yoshiki), Tiziana Avarista (Mayumi Kisaragi), Francesco Bulckaen (Echos), Miranda Bonansea (Miyu Kisaragi).
Oltre a narrarci una storia emozionante, carica di suspense, mistero, e colpi di scena, Boogiepop Phantom è una serie fortemente caratterizzata dal pensiero del suo autore (le sue paure, le sue disquisizioni filosofiche, i suoi conflitti interiori, i suoi complessi) il tutto condensato in uno scenario fantascientifico. Si tratta di un titolo dal fascino cupo, morboso e visionario, di non immediata lettura per la sua struttura complessa e per alcuni passaggi particolarmente cerebrali, ma che può avvincere con il suo torbido esistenzialismo e con la sua atmosfera pesante come un cielo plumbeo carico di malefici presagi.
La serie si inserisce in un più ampio e articolato progetto basato su un corpus di più di venti romanzi scritti da Kōhei Kadono (dei quali solo quattro tradotti in inglese), due manga disegnati da Kōji Ogata, un film live action diretto da Ryu Kaneda con Sayaka Yoshino, e una seconda serie anime di più recente realizzazione, Boogiepop and Others (2019). Un intero mondo, vasto e in continua espansione, già ribattezzato dai fan Boogiepop-verse, di cui bisogna tener conto al fine di comprendere a fondo la serie storica che oggi festeggia il ventennale. In particolare, è doveroso accennare almeno alla prima opera letteraria, Boogiepop and Others (1998), in cui vengono presentati gli avvenimenti appena precedenti la serie tv, con tutti i principali protagonisti, ed è proprio dal finale di questa novel che si sviluppa l’intera trama dell’anime.
Il racconto, collettivo e introspettivo allo stesso tempo, si sviluppa con un andamento non lineare cronologicamente, grazie anche all’abbondante uso dei flashback. Questi, ben lungi dall'avere un ruolo chiarificatore, sembrano piuttosto lasciare volutamente oscuri importanti elementi della trama, che si svelano in parte incastrando i vari pezzi del puzzle. La successione degli episodi (che si possono sommariamente suddividere in episodi monografici ed episodi chiarificatori) ci propone di volta in volta punti di vista differenti, a seconda dei numerosi personaggi coinvolti (ognuno dei quali affetto da una particolare psicosi, tutte causate da traumi legati al passato, che li porta ad essere in qualche modo emarginati dalla società), le cui intricate vicende avranno una loro logica solo dopo una visione d'insieme, a vantaggio di un'esperienza filmica quantomeno contorta e sfaccettata.
La trama si dipana intorno al mistero della sparizione di alcuni studenti di un sobborgo di Tokyo e alla successiva nascita di una leggenda metropolitana legata a un fantomatico shinigami (dio della morte). Le vicende coinvolgono due licei in particolare, lo Hijiridani e lo Shinyo. In realtà tutti i ragazzi scomparsi sono accomunati fra loro perché coinvolti in qualche modo nella sperimentazione (tenutasi diversi anni prima) di un enigmatico virus, che sprigiona in loro poteri paranormali incontrollabili e si manifesta con l’adolescenza. Boogiepop è una misteriosa entità che interviene per evitare che i ragazzi evoluti possano nuocere agli altri, mentre Manticore è un personaggio più oscuro che si aggira per la città diventando sempre più potente grazie all’energia che gli “speciali” sprigionano.
I. Ritratti che emergono dalla memoria
Il primo episodio di Boogiepop Phantom si collega direttamente al finale della prima novel, condividendo la scena del fascio di luce che altera il campo magnetico della cittadina formando nel cielo un’insolita aurora. Ad un mese di distanza da quest’evento, alcuni ragazzi colpiti dalla luce manifestano poteri sovrannaturali. La protagonista di questo episodio è Moto Tonamura, studentessa del liceo Hijiridani. Fragile e insicura, ha sviluppato un enorme complesso nel rapportarsi con l’altro sesso a causa di un episodio passato in cui non era riuscita a svelare i suoi sentimenti al suo primo amore, Saotome Masami. Praticamente Moto vive nel rimpianto e finisce per chiudersi sempre più in sé stessa, sviluppando una grave forma di psicosi. Qui l’autore introduce il concetto di ombra e di rupofobia della teoria psicanalitica junghiana, sottolineato dal gesto ricorrente del lavarsi le mani: Tonamura cerca di sbarazzarsi delle sue mancanze (ombre, o zone nascoste del proprio inconscio) con il rituale della pulizia. Ormai rassegnata, nel finale la ragazza accetta di essere divorata da Manticore, il fantasma che le si mostra sotto le spoglie di Saotome, ma viene salvata in extremis da Boogiepop (a sua volta con il corpo di Toka Miyashita, studentessa dello Shinyo) che le intima di superare la fobia per poter lasciarsi dietro il passato e andare avanti.
II. Luce nelle tenebre
Il protagonista dell’episodio è lo studente Hisashi Jonouchi ed è il primo individuo evoluto a causa del fascio di luce. Da bambino il suo sogno era diventare una specie di eroe e si impegna con tutto sé stesso per intraprendere la carriera di atleta ed essere quindi riconosciuto ed apprezzato. Quando viene colpito da una patologia che gli preclude ogni aspirazione, cade in depressione, anch’egli vittima della sua ombra. Sfortunatamente viene visitato dalla dott.ssa Kisugi (alias Fear Ghoul) che gli propone una cura sperimentale in grado di guarirlo in poco tempo. Il ragazzo accetta di buon grado e il giorno dopo si ritrova con una nuova capacità: quella di divorare i ricordi negativi delle persone, sotto forma di enormi ragni sul loro petto, in una suggestiva metafora del concetto freudiano di repressione. Il problema è che, divorando i ragni (rimorsi) che si annidano nell’intimo degli uomini, non solo non porta loro alcun beneficio ma al contrario amplifica la loro zona d’ombra e, quando Jonouchi se ne rende conto compare di nuovo Boogiepop che lo rapisce.
III. Aprirsi al mondo
La protagonista è Misuzu Udo, ragazza in apparenza spensierata e solare ma che nasconde un terribile segreto: la morte della sua amica d’infanzia soprannominata ‘Panulu’, che l’aveva introdotta a una specie di religione new age basata sull’amore incondizionato verso tutto il creato. Misuzu si radicalizza a tal punto in questa credenza da ereditare a sua volta il nome Panulu. Questo causa la reazione del fantasma della vera Panulu che la apostrofa a più riprese come bugiarda. Nell’anniversario della morte di Panulu, Misuzu torna sul luogo dove fu uccisa portandole come regalo un disco musicale intitolato Dio è morto, citazione da Così parlò Zarathustra in riferimento alla caduta dei valori che apre la strada al nichilismo. Stranamente, nel finale dell’episodio, Boogiepop si rifiuta di salvare Misuzu perché, a suo dire, è stato un tentativo pietoso di evolvere.
IV. Amare una ragazza pura
Il protagonista di questo episodio è Yoji Suganuma e la sua fuga dalla realtà fa quasi da contrappunto all’ossessiva ricerca della felicità da parte di Misuzu nell’episodio precedente. Frustrato sessualmente e incapace di intrattenere relazioni sane con ragazze vere, Yogi si crea una fidanzata fittizia nel mondo virtuale degli eroge. L’entrata in scena di una nuova impiegata sul suo posto di lavoro, verso la quale prova attrazione, sarà la causa scatenante di una grave forma di nevrosi che lo porterà a perdere completamente il senno. La storia si svolge al passato rispetto agli altri episodi e, quando nella cittadina appare il famigerato fascio di luce, questo causerà un blackout elettrico che cancellerà i progressi del videogioco di appuntamenti in un finale dagli effetti involontariamente tragicomici. Oltre a evidenziare la perdita di percezione tra reale e virtuale, l’autore mette l’accento sulla dipendenza dalla Type-S (dove S sta per slave), la sostanza rossa sintetizzata dalla Towa Corp. grazie alla quale Yogi acquista sicurezza di sé, trasformandosi da represso e introverso a spavaldo e aggressivo. La scelta del suo colore si rifà direttamente alla psicologia dei colori di Jung, che attribuisce all’energia del rosso un carattere di consapevolezza, risolutezza e schiettezza.
V. Interludio
Come suggerito dal titolo, l’episodio si presenta come l’intermezzo di una sinfonia, non si focalizza su un unico personaggio e non procede con fatti nuovi, piuttosto ricostruisce una serie di avvenimenti che chiariscono punti oscuri della trama e approfondisce il profilo del personaggio chiave di Toka Miyashita. La regia e il montaggio si discostano un po’ dagli altri episodi insistendo molto sullo scorrere del tempo, spostando avanti e indietro le lancette dell’orologio e ripetendo ciclicamente alcune scene. In particolare, quella in cui si fanno alcune rivelazioni illuminanti sulla Towa Corporation. La scena, frammentata lungo tutto l’episodio, riprende il dialogo tra l’agente segreto della Towa Snake Eye (un essere umano sintetico creato il laboratorio in seguito alle ricerche su Echos, che lavora sotto copertura come poliziotto di quartiere) e il suo collega. Qui per la prima volta si parla esplicitamente dell’organizzazione, prima in tono poco serio, come se fosse una specie di teoria del complotto nata sul web, poi come di una vera e propria società segreta tentacolare che spia tutti e governa il mondo.
VI. Onora la Madre
Episodio freudiano, incentrato su Shizue Wakasa e sull’isteria da conversione, un particolare disturbo psicologico causato da un evento traumatico a sfondo sessuale, in cui il paziente tende a “convertire” in disturbi somatici i problemi psichici rimossi dalla coscienza. La storia ci viene narrata indirettamente da sua madre che legge un diario segreto. Il problema di Shizue si manifesta con attacchi di nausea e conati di vomito, ma in seguito ad analisi cliniche non le viene riscontrato nulla a livello somatico. Quindi viene fatta visitare da uno psichiatra, che fatalmente risulta essere proprio la dott.ssa Kisugi (Fear Ghoul), la quale, attraverso l’interpretazione dei sogni, scoprirà la causa scatenante dello stato isterico. Il trauma risalirebbe a tempo addietro, quando Shizue, in seguito alla morte di suo padre, avrebbe assistito ad un rapporto sessuale tra sua madre e un altro uomo, il quale, trasformatosi in un mostro nelle fantasie di Shizue, sarebbe diventato un incubo ricorrente. A immedesimare gli spettatori nel vivo della puntata, una serie di macchie di Rorschach si susseguono a più riprese sullo schermo, quasi fossimo noi stessi nel bel mezzo di una seduta di psicanalisi. Il titolo a sfondo biblico che cita solo una parte del IV comandamento ci fornisce la chiave per interpretare il tema edipico di fondo.
VII. Non esiste desiderio che non si possa esaudire
I fratelli Sayoko e Mamoru Oikawa, del liceo Shinyo, sono i due protagonisti dell’episodio. La disintegrazione del loro nucleo familiare (dovuta al fallimentare progetto del Paisley Park e al successivo tracollo finanziario del padre) è la causa principale della psicosi di Mamoru, una particolare fissazione nell’individuare ed eliminare gli elementi inutili in qualsiasi contesto. Forse una sottesa metafora del concetto freudiano di rimozione, quel particolare meccanismo di difesa che allontanerebbe dalla coscienza desideri considerati inaccettabili dall’io. Cadendo in depressione, Mamoru rimuove la causa che ha sgretolato la sua famiglia e di conseguenza anche la sua psiche, invece di elaborare la sua nevrosi e superare il trauma, la veicola in modo distruttivo. I due fratelli hanno un fortissimo legame che li ha fatti evolvere come fossero un unico individuo: Mamoru, paziente della dott.ssa Kisugi, ha assunto il farmaco sperimentale della Towa, mentre Sayoko è stata colpita dal fascio di luce di Echos. Nell’epilogo vengono portati via da Boogiepop Phantom. Bisogna far notare come sia Mamoru a generare involontariamente il personaggio di Poom Poom, attraverso un ricordo d’infanzia in cui interpretava Il pifferaio di Hamelin alla recita scolastica, ricordo che viene utilizzato da Manaka come base per la sua creazione.
VIII. Il suo modo di vivere
Puntata topica che scioglie molti nodi dell’intreccio, è incentrata su Nagi Kirima che, sebbene non si possa definire vera e propria protagonista dell’anime, è sicuramente il personaggio che più si avvicina allo stereotipo di eroe. L’episodio è girato in maniera molto più convenzionale del solito, si sviluppa in modo del tutto lineare come una classica detective story e si riserva anche qualche scena d’azione. Sottotraccia la strana storia d’amore tra Nagi e Shinpei Kuroda, qui presente solo attraverso il suo fantasma, il giornalista Ichiro Kishida. Ci viene svelata l’origine e la natura di Boogiepop, di Manticore e di Echos, nonché la teoria dell’universo olografico, secondo la quale tutti noi vivremmo in una grande illusione, una specie di Velo di Maya schopenhaueriano dove principi fondamentali come spazio e tempo non esisterebbero. “Il suo modo di vivere” è riferito allo stile di Nagi Kirima ed alla sua solitaria crociata contro le anomalie della società, un percorso di ricerca di sé che si compie in solitudine, dove i fantasmi che si incontrano devono essere sconfitti solamente con le proprie forze. Interessante notare come questo episodio sia disseminato di citazioni di Seiichi Kirima, lo scrittore alter ego di Kadono, i cui romanzi pop nella finzione del Boogiepop-verse vengono ignorati dal grande pubblico mentre i suoi saggi di filosofia vanno a ruba, in una sorta di legge del contrappasso che rifletterebbe la frustrazione dello stesso Kadono, costretto a seguire i canoni del light novel imposti dai suoi editori per poter essere pubblicato.
IX. Scorre il tuo tempo
Il nono episodio comincia con un flashback, quello nel quale Kuroda da il farmaco sperimentale a Nagi per interrompere la sua evoluzione prima che questa la porti alla morte. Tornati al presente, i protagonisti di questo episodio sono tre, e il tema centrale è il doloroso passaggio dall’infanzia alla maturità, quel complicato periodo della vita che chiamiamo adolescenza. La prima vicenda riguarda Saki Yoshizawa, che era destinata sin da bambina a un futuro da pianista. Quando però la sua docente di musica le consiglia di cambiare corso perché ha le mani troppo piccole, le cade il mondo addosso, cede quindi all’illusione di Poom Poom e del mondo fittizio del Peisley Park. Tornata in sé, è talmente schiacciata dalle aspettative della famiglia che decide di togliersi la vita. La seconda protagonista è Akane Kojima. Il suo sogno è quello di diventare una scrittrice di fiabe per bambini, ma questo si infrange con la realtà del sistema scolastico giapponese, quando la sua professoressa decide che il suo percorso di studi universitari sarà ad indirizzo scientifico. Akane tenta quindi di dimenticare bruciando il racconto al quale aveva dedicato tutta se stessa: Poom Poom. Quando quest’ultimo le si materializza davanti, promettendole di restituirle la felicità e la spensieratezza che aveva da bambina, Akane accetta immediatamente. Il terzo protagonista è Yoshiki Tabata, ragazzo ingenuo e convinto di essere circondato da veri amici. Quando nella famigerata notte viene colpito dal fascio di luce di Echos, sviluppa la capacità di leggere il pensiero e inizia a constatare amaramente di essere sfruttato da tutti perché benestante. Affranto e demoralizzato, Yoshiki cede facilmente all’invito di Poom Poom che gli promette di farlo tornare bambino e di essergli amico per l’eternità. Essendo evoluto a causa del fascio di luce di Echos e nel finale viene rapito da Boogiepop.
X. Poom Poom
Poom Poom è un’anomalia temporale creata involontariamente dalle farfalle temporali. Questo particolare personaggio è la fusione due ricordi distinti: quello di Akane Kojima, che brucia il suo quaderno di fiabe, e quello della recita di Mamoru Oikawa che interpreta il Pifferaio di Hamelin. Dietro questa inquietante presenza si celerebbe il concetto psicoanalitico del lutto. Poom Poom, come il Pifferaio di Hamelin, si vendica degli adulti portando via il bambino che è in loro, come punizione per non aver rispettato i sogni e le promesse che avevano fatto a loro stessi. Nel finale Poom Poom viene convinto da Boogiepop a svanire, in quanto la sua esistenza è un paradosso, la sua missione non porta felicità alle persone, ma soltanto morte, come ad esempio Saki o il tentativo di Akane di gettarsi nel vuoto salvata all’ultimo momento da Nagi Kirima.
"…tutta la vita è cambiamento, perdita e morte, per questo il lutto si configura come l’accettazione del mistero della morte e una ricerca continua di risposte." C. G. Jung
XI. L’arcobaleno
L’undicesimo episodio tira le fila di tutte le puntate monografiche raccontate fin’ora e potrebbe essere considerato il vero finale di Boogiepop Phantom, in cui si fa una summa del Kadono pensiero. Anche la colonna sonora contribuisce a creare un’atmosfera diversa rispetto agli altri episodi, grazie all’inedito uso del pianoforte che accompagna la commovente storia di Manaka, con un motivo delicato e struggente.
La prima parte si concentra su Rie Takai, studentessa del liceo Hijiridani, ragazza perennemente insoddisfatta che non riesce a dare un senso alla sua vita. Fa parte della stessa comitiva di amici di Moto Tonamura e questa coincidenza con il I episodio rivela un parallelismo tra le due studentesse, oltre alla circolarità dell’anime, dove passato e presente si confondono.
Nella seconda parte il racconto si focalizza su Manaka Kisaragi, la ragazza delle farfalle, personaggio ricorrente che in qualche modo fa capolino in tutte le puntate. Considerata posseduta da un demone sin da piccola per via dei suoi poteri paranormali, ha vissuto da reclusa fino alla morte della sua nonna/carceriera, e riesce a esprimersi solo attraverso l'idioma tautologico degli infanti, la glossolalia. Le farfalle temporali le consentono di rievocare fatti avvenuti nel passato e di assimilarne il contenuto. Secondo le credenze popolari nipponiche le farfalle trasportano le anime dei morti, inoltre seguire una farfalla aiuterebbe a svelare i misteri (non a caso Manaka dispensa visioni ai vari personaggi che si avvicendano nell’intero arco dell’anime). È quindi Manaka a dar vita a Poom Poom, l’anomalia che parla al suo posto e che fa la sua volontà, difatti è un bambino come lei e come lei vuole giocare con altri bambini, e per farlo intrappola vari studenti nel loro passato. Per fermare questa follia interviene Boogiepop, per il quale Manaka è inconsapevolmente un nemico del mondo. A un certo punto compare Echos, in una specie di visione divina, che prendendola per mano le fa completare lo scopo al quale era destinata: ridistribuire i ricordi agli abitanti della città in modo da fargli elaborare le loro psicosi e sconfiggere così i fantasmi del passato (come accade a Rie nel finale). L’intera città accetta e supera il proprio passato, e si evolve assieme alla sua skyline in una suggestiva sequenza di massa. Quando Echos conduce la stessa Manaka presso sua madre (colpita da amnesia durante il parto a causa di una grave febbre), anche lei compie il suo personale percorso di individuazione, per poi scomparire in un fascio di luce, proprio come Echos nella sequenza d’apertura. La strana aurora scompare dal cielo e il giorno successivo nella cittadina risplende un bellissimo arcobaleno. Under the gravity’s rainbow cita evidentemente il famoso romanzo di fantascienza Gravity’s Rainbow di Thomas Pynchon. Del resto le analogie tra quest’ultimo e Boogiepop Phantom si sprecano: l’idea di mettere in risonanza l’oscillazione tra destino e libero arbitrio; la trama circolare; l’introduzione della casualità nella fisica attraverso lo sviluppo della meccanica quantistica, rompendo così l’assunzione di un universo deterministico (l’universo olografico citato da Kishida nell’episodio VIII è una teoria nata dalla meccanica quantistica).
XII. Con il sonno tutto svanisce
L’ultimo episodio dell’anime si svolge qualche tempo dopo gli eventi accaduti precedentemente e riafferma il tema centrale di tutto l’anime: la crescita individuale. In un flashback l’autore mostra la natura di Boogiepop e lo scopo della sua esistenza: prendersi cura dei ragazzi evoluti rapiti. Questi, rinchiusi nei bozzoli, sognano finché il resto dell’umanità non avrà raggiunto il loro stesso stadio evolutivo, con un ulteriore rimando all’idea di inconscio collettivo di Jung: una rete che unisce tutte le coscienze degli abitanti. Paradigmatica la scena del Theremin (strumento musicale elettronico che non prevede il contatto fisico dell’esecutore con lo strumento e si basa su oscillatori che agiscono in isofrequenza al di fuori dello spettro udibile). Boogiepop posiziona il Theremin in un tunnel, sotto i bozzoli dei ragazzi rapiti, e la melodia suonata è Die Meistersinger von Nürnberg. Questa scena concentra in pochi attimi la summa dell’intera opera di Kadono: la scelta del theremin, uno strumento che utilizza oscillatori di frequenza, rievoca tutta il pensiero dell’autore sulle teorie quantistiche. Die Meistersinger von Nürnberg simboleggia la coesione della razza umana, quindi l’inconscio collettivo di Jung; i contenuti dell’opera wagneriana legate alla filosofia di Arthur Schopenhauer, sulla musica come arte suprema che permette di fuggire dai mali del mondo (un po come fa Boogiepop con i ragazzi rapiti, proteggendoli dall’organizzazione Towa che vuole controllare il processo evolutivo dell’intera razza umana, rendendo tutti degli omologhi). La fotografia dell’episodio differisce radicalmente dal resto della serie, con il filtro opaco ai margini dello schermo ormai scomparso e i colori vividi e brillanti, in effetti sembra di vedere un altro anime.
Il fantasma del passato
Come altri titoli cult dell’epoca (fra i quali ricordiamo Serial experiments: lain, Haibane renmei, Kino no tabi, Paranoia Agent), anche Boogiepop Phantom risulta difficile da incasellare in un’etichetta ben precisa. Pur rientrando a pieno titolo nel genere horror, nei vari episodi dell'anime non è difficile imbattersi in discorsi intellettuali che ruotano intorno alle suggestioni filtrate da Kadono, un esercizio di stile dalla forte carica simbolica che spazia dalla fantascienza alla filosofia, dalla psicanalisi all’etnologia, fino a toccare la musica romantica e l’opera d’arte totale di Wagner. Nel cercare una tematica principale lo si potrebbe definire una riflessione sul cambiamento e sulla crescita individuale, partendo dal rapporto degli individui con il proprio passato. Le varie psicosi che affliggono i personaggi sono causate da vecchi traumi, che causano loro depressione e autolesionismo.
Secondo Kadono, gli esseri umani filtrerebbero, per loro natura, le esperienze pregresse, portandosi dietro una zavorra che impedirebbe loro di completare in pienezza il proprio percorso di vita. Nell’anime i fantasmi del passato obnubilano gli occhi e le menti dei personaggi impedendo loro di percepire lucidamente la realtà (concetto espresso visivamente dal filtro opaco ai margini dello schermo). Un’efficace metafora del Velo di Maya teorizzato da Arthur Schopenhauer: questo velo (metafisico e illusorio), separa gli individui dalla percezione della realtà (se non sfocata e alterata) e quindi dalla vera conoscenza, impedendo loro di raggiungere la liberazione spirituale e imbrigliandoli nel samsara, il ciclo perenne di morte e rinascita (un idea non dissimile da quella alla base del mito della caverna di Platone, dove l’uomo è presentato come un individuo incatenato all’interno di una grotta sin dalla nascita). Quando se ne libererà, la sua anima si risveglierà dal letargo conoscitivo e potrà contemplare finalmente la vera essenza della realtà. Questa tesi viene esemplificata nell’episodio VIII quando Kishida/Kuroda spiega a Nagi Kirima la teoria dell’universo olografico.
La struttura frammentata della trama di Boogiepop Phantom non presenta dei personaggi canonici (protagonista, antagonista, comprimari, etc.), quanto piuttosto una coralità di canti e controcanti, ognuno dei quali con una propria peculiarità (o una propria patologia neurologica). Tuttavia alcuni attori di questo spaesante dramma metropolitano emergono dall’anonimato: Toka Miyashita (che presta il volto a Boogiepop), Nagi Kirima (fra gli speciali è colei che incarna l’eroina/investigatrice) e Manaka Kisaragi (personaggio dai risvolti sofferti e dolorosi che sarà coinvolto in tutte le puntate). La stessa cittadina riveste in qualche modo il ruolo di personaggio, con la sua presenza immanente e il suo sviluppo urbanistico parallelo all’evoluzione dei protagonisti (come sottolinea Nagi Kirima nella puntata VIII a proposito dello skyline della città). Ci sono inoltre alcuni elementi cardine su cui ruotano tutte le vicende, più che di personaggi veri e propri si tratta di tre entità nebulose, deus ex machina privi di contorni netti la cui presenza permea l’intero arco delle puntate: Boogiepop, Echos e la corporazione Towa.
Il termine Boogiepop deriva probabilmente da “boogie man” (l’uomo nero, o l’orco delle nostre fiabe) che rapisce i bambini, così come la leggenda metropolitana vede Boogiepop rapire gli studenti di liceo. La sua comparsa risale alla prima novel (Boogiepop and Others), quando il protagonista di questa, Keijii Takeda, capisce che la sua ragazza, Toka Miyashita, e il fantasma di Boogiepop condividono lo stesso corpo. Inizialmente si pensa a un disturbo dissociativo dell’identità, poi si propende per una sindrome maniaco-depressiva, un particolare disturbo psicologico che viene definito trickster, come la figura descritta da Jung nella sua teoria degli archetipi (manifestazioni dell’inconscio collettivo). In un flashback del V episodio, Toka afferma che la sua doppia personalità è dovuta allo spirito di una volpe che si impossessa del suo corpo, un Kitsunetsuki. L’archetipo del trickster è comune al folklore e alla religione di molte culture, dalla mitologia greca (attribuito a Hermes, il messaggero degli dei) a quella nipponica (la volpe, kitsune, appunto). Figura ambigua e liminale, il suo ruolo può variare da entità buona a malvagia e può incarnare il distruttore o il messaggero divino (da qui lo yin e lo yang sul suo mantello). Gli archetipi emergerebbero dall’inconscio collettivo come una sorta di autodifesa in caso di pericolo, una sorta di istinto di sopravvivenza dell’umanità. Il motivo fischiettato da Boogiepop ogni qualvolta entra in scena è quello dell’opera Die Meistersinger von Nürnberg (I maestri cantori di Norimberga) di Richard Wagner, opera influenzata dalla filosofia di Arthur Schopenhauer.
Malgrado sia presente solo in paio di fugaci scene dell’anime, particolarmente emblematica risulta la figura salvifica di Echos. Definito come una specie di alieno venuto dallo spazio per conto di una Grande Coscienza e mandato sulla Terra per mettere alla prova l’umanità, condotto al martirio come cavia da laboratorio dalla Towa Corporation (in una moderna iconografia del crocifisso ai limiti del blasfemo), questo super-personaggio finisce per assumere una valenza cristologica e messianica, quasi un moderno Zarathustra nietzschiano sceso dalla montagna per testare quanti uomini siano pronti a evolvere in superuomini.
Nella letteratura cyberpunk di William Gibson, le zaibatsu sono mega aziende che controllano l'economia globale e sono al di sopra di ogni governo mondiale. Retaggio di questa tradizione distopica, in Boogiepop Phantom la zaibatsu è rappresentata dalla Towa Corporation, vera eminenza grigia che controlla tutto e tutti. Di questa misteriosa organizzazione non viene rivelato quasi niente, viene solo evocata dagli unici affiliati che recitano un ruolo ben preciso nelle vicende dell’anime: sono gli agenti sintetici creati in laboratorio che vivono sotto copertura come poliziotti di quartiere e hanno l’ordine di eliminare tutti gli speciali che gli capitano a tiro. Le uniche informazioni in loro possesso riguardano lo scopo dell’organizzazione: ovvero il controllo sul processo evolutivo della razza umana (in giapponese towa si può tradurre come eternità, immortalità, tempo infinito). Il caso più significativo riguarda gli esperimenti su Echos, l’individuo evoluto che la Towa decide di clonare per poi creare in serie un proprio esercito di uomini sintetici. Il risultato però è l’aberrante creatura Manticore, dal nome del famoso mostro mitologico con il viso di una bellissima donna ed il corpo di una belva mangiatrice di uomini.
Dal punto di vista tecnico/artistico, lo staff messo in piedi dalla Madhouse annovera nomi di primo livello, a cominciare da Sadayuki Murai (Perfect Blue, Millennium Actress, Kino no tabi, Mushishi, Durarara!!) e il risultato è considerevole. La messa in scena, a dispetto della patina vintage accumulatasi nel corso di vent’anni, in realtà si rivela molto sofisticata, attenta all’uso psicologico dei colori, risulta funzionale alla greve inquietudine delle scene notturne. Il primo aspetto che salta agli occhi è proprio la fotografia dai toni scuri e quasi monocromatici, con inquadrature insolite e distorsioni grandangolari, mentre un filtro opaco sfoca i margini dello schermo infondendo un senso di oppressione e claustrofobia. Luci al neon, vicoli bui, sotterranei, corridoi desolati, inferriate corrose dalla ruggine e incroci brulicanti di folla anonima, fanno da sfondo alienante alle vicende e ci immergono in un mondo allucinato e ci fanno rivivere gli incubi a occhi aperti e le ossessioni dei protagonisti. Allo stesso scopo, il character design di Kouji Ogata (che ha curato anche il manga) ha un’espressività severa e corrucciata quando non è velato da una cappa di malinconia. Sporadicamente appaiono brevi fotogrammi 'live' ipersaturati e altri espedienti che spezzano l’omogeneità fotografica, in linea con gli schizofrenici tagli di montaggio, il ritmo che passa da momenti di stasi estenuante a scene gore dai toni disturbanti, e la cronologia frammentata della storia. La densa sceneggiatura risente inoltre dell’estrazione letteraria originale e dispensa citazioni del fantomatico scrittore Seichi Kirima (alter ego di Kadono) nelle criptiche didascalie che inframmezzano i capitoli.
Il senso di incontrollabile angoscia è reso ancor più dallo splendido commento musicale tecno/industrial, che riveste un peso importante nell’economia del racconto. La colonna sonora, composta da Yota Tsuruoka, alterna il tocco gelido dei beats elettronici ai riverberi cavernosi che sembrano provenire da un’altra dimensione, donando alle scene un approccio schizoide e un alto grado di tensione. Sonorità distorte, malate che unite al particolare comparto grafico, vanno ad aggiungere quegli ingredienti che Kadono non ha potuto infondere alle sue light novel. Come sigla di apertura ci viene proposto un delizioso pezzo soul del cantante poli-strumentista Shikao Suga, dal titolo Yuudachi (Afternoon Shower), un brano dal sound anni ‘70 con un sottotesto romantico che ai primi ascolti potrebbe risultare fuori luogo rispetto alla storia, ma è così piacevole che si finisce per amarlo a prescindere. A chiudere, la galoppante traccia rock dal titolo Mirai Seiki Maruhi Club (Next Century Top-Secret Club) della cantante Kyoko, in cui gli energici riffs delle chitarre elettriche sono contaminati da una vivace sezione fiati, fa calare il sipario sui fotogrammi che ripercorrono le scene clou della puntata. C'è spazio anche per la maestosità sinfonica de I Maestri cantori nelle clip che annunciano il capitolo successivo.
In Italia Boogiepop Phantom è stato distribuito due volte in edizione homevideo da Dynit. La prima, in quattro dvd singoli, ognuno dei quali con una serie di contenuti extra (fra cui gallerie di disegni, profili dei personaggi, varianti delle sigle, trailers etc.) al prezzo di 6,49€. La seconda, in un box di tre dvd a 9,99€, si presenta con una discreto packaging, una cartolina, ma priva del benché minimo contenuto extra. Entrambe le edizioni condividono il formato del file video (mpeg-2, dimensione schermo 4:3), l’audio Dolby Digital 5.1, i sottotitoli e il doppiaggio in italiano. Le voci italiane sono affidate a: Letizia Scifoni (Moto Tonamura), Davide Perino (Hisashi Jonouchi), Ilaria Latini (Misuzu 'Panulu' Udo), Domitilla D'Amico (Yasuko Suzuki), Francesca Manicone (Yoko Sasaoka), Monica Vulcano (Megumi Toyama), Perla Liberatori (Nagi Kirima), Valentina Mari (Toka Miyashita), Massimiliano Manfredi (Shinpei Kuroda/Kishida), Davide Chevalier (Masami Saotome), Laura Latini (Minako Yurihara), Pinella Dragani (Makiko Kisugi), Gemma Donati (Manaka Kisaragi), Angelo Nicotra (Agente Morita), Massimo De Ambrosis (Agente Yamamoto), Irene Di Valmo (Kazuko Suema), Germana Savo (Sayoko Oikawa), Corrado Conforti (Mamoru Oikawa), Laura Lenghi (Akane Kojima), Letizia Ciampa (Saki Yoshizawa), Marco Baroni (Yoshiki), Tiziana Avarista (Mayumi Kisaragi), Francesco Bulckaen (Echos), Miranda Bonansea (Miyu Kisaragi).
Oltre a narrarci una storia emozionante, carica di suspense, mistero, e colpi di scena, Boogiepop Phantom è una serie fortemente caratterizzata dal pensiero del suo autore (le sue paure, le sue disquisizioni filosofiche, i suoi conflitti interiori, i suoi complessi) il tutto condensato in uno scenario fantascientifico. Si tratta di un titolo dal fascino cupo, morboso e visionario, di non immediata lettura per la sua struttura complessa e per alcuni passaggi particolarmente cerebrali, ma che può avvincere con il suo torbido esistenzialismo e con la sua atmosfera pesante come un cielo plumbeo carico di malefici presagi.