logo GamerClick.it

7.5/10
-

Accudire un bambino non è facile. Il lavoro e le faccende domestiche rubano molto tempo e spesso non permettono ai genitori di occuparsi al meglio dei propri figli. Non solo, anche il passaggio da una condizione in cui ci si sente più padroni di sé stessi che di qualcun altro è un qualcosa che ci destabilizza e ci reca molte volte confusione e disorientamento interiore. “Mirai”, film di Mamoru Hosoda (noto per “La ragazza che saltava nel tempo”) cerca di riflettere su questa condizione di vita, analizzando sia i genitori sia soprattutto il bambino in questione, chiamato Kun.

Questo perché? Ciò che ho detto prima può confluire anche dentro il figlio stesso, siccome anch’esso è sottoposto alle varie pressioni esterne che caratterizzano maggiormente il modo di fare dei genitori. In fondo, sia i genitori che il bambino stesso si approcciano a dei mondi a loro quasi sconosciuti, i quali si legano e si intrecciano indissolubilmente. Dobbiamo anche capire che il punto di vista sarà quello del bambino, perché il film vuole educarci sulla sua figura, più che parlarci delle vicende famigliari in senso generale.
Particolarità di questo film è l’intenzione reale del regista di volerci far immedesimare nella realtà del suo passato. Anche se in chiave fantastica, Mamoru Hosoda ci vuole rendere partecipi di ciò che ha provato vedendo il suo stesso figlio crescere. Infatti, oltre Kun, c’è anche Mirai, la sorellina nata immediatamente dopo l’inizio del film. L’introspezione psicologica del bambino, che si ritrova a controbattere ai suoi genitori per il cambiamento causato dalla venuta di un nuovo elemento famigliare, è letteralmente ispirata alla condizione del figlio di Hosoda stesso. Il regista infatti ha confermato che si è ispirato alla storia stessa del figlio, il quale ha avuto gli stessi sentimenti negativi del protagonista, quali gelosia e rabbia, nei confronti del fratello più piccolo.

Il film, quindi, è un tentativo di rivisitazione del nucleo famigliare ai giorni nostri (perché il concetto di famiglia si sta un po’ perdendo col tempo), sempre con un pizzico di elemento fantasy, ma senza esagerazioni, com’è tipico dei suoi film precedenti. Ovviamente, il suo pensiero è puramente soggettivo, e non è detto che a tutti può piacere com’è stata giostrata la visione della condizione famigliare (e io stesso sono uno di quelli), ma rimane sempre un film dalle buone morali e animazioni.