Recensione
Jaku-chara Tomozaki-kun
7.0/10
Recensione di IgnisSphero
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Ognuno di noi può riuscire a stare al passo con l'interesse della società, ma davvero il nostro io è propenso ad accettare questo cambiamento? Interagire con i propri simili è senza dubbio una fonte di guadagno e rende più facile accettare la realtà in cui si sta vivendo. Nella solitudine, il mondo parrebbe tetro e vacuo, ma in compagnia esso non può che apparire sempre più gaio e variopinto, a patto che si fanno nuove esperienze. La visione oggettiva però è solo un costrutto ideale, e di conseguenza tutte le persone vedono, si esprimono e imparano in maniera diversa. Il cambiamento quindi potrebbe avere dei risultati indesiderati, se ci si dimostra poco consci delle proprie azioni.
L'autore della light novel ha fatto di questo pensiero un'intera storia con protagonista un otaku di videogame chiamato Tomozaki, campione assoluto di "Afatami"; insomma, un vincente nel virtuale ma pessimo a scuola e nella vita sociale. Il secondo classificato "No name" lo sfida continuamente senza risultati, fino a quando decide di dargli appuntamento nella realtà, per capire che tipo di persona sia. Il fatidico giorno Tomozaki però capisce che "No name" è in realtà una sua compagna di classe (Aoi Hinami), la tipica ragazza perfetta in tutto quello che fa. Tra i due nasce una strana intesa, tant'è vero che Hinami si propone come obiettivo quello di far uscire Tomozaki dalla sua condizione di asocialità.
La vita, secondo Tomozaki e Hinami, è proprio come un gioco, ed è per questo che la trama si fonda sulle skill, abilità videoludiche che però vengono paragonate a quelle che servono per migliorare le competenze relazionali e comportamentali. Hinami le possiede tutte: autostima, caparbietà, capacità ad adattarsi e soprattutto agisce e parla al momento giusto, influenzando enormemente il pensiero di chi le sta attorno. D'altro canto, Tomozaki è tutt’altro che proattivo, si dimostra stolido ogni qual volta deve mettere in campo queste abilità, e difficilmente riesce a gestire lo stress. Una sceneggiatura che quindi prende vita grazie a questo espediente dualistico, che riesce a cogliere la nostra attenzione proprio perché presenta dei temi ormai fondamentali per vivere bene in un mondo totalmente all'avanguardia. La trama può risultare banale, ma in linea di fondo è interessante per il fatto che lo spettatore può captare o rimembrare concetti che gli possono ritornare utili nella vita quotidiana. Attenzione, però, il tutto si dimostra anche essere una maschera situazionale, atta a definire l'attitudine di una persona che, per relazionarsi bene, deve sopportare eventi insopportabili e a volte dolorosi. I personaggi secondari cercano di essere originali, per rispecchiare questa condizione, ma finiscono solamente per risultare meno interessanti dal punto di vista comportamentale, mantenendo il solito stereotipo costante, a volte obliquo ma nulla di eclatante. Anche però i personaggi principali, come Hinami, non sempre rispondono bene alle esigenze del pubblico; lei per esempio si dimostra esageratamente asettica e spavalda, rendendo il personaggio un po' troppo fuori dalla realtà.
Per quanto riguarda l'andamento degli episodi, si dimostrano accettabili soprattutto per le premesse iniziali, ma poi si susseguono in modo ripetitivo e la qualità si abbassa. Ora, questo non rovina tutta la trama, però è sempre presente la questione che essa potrebbe arrivare a creare situazioni che si allontanano man mano dalla realtà; e diverte il fatto che la serie fa dei temi attuali il suo principio cardine. Verso la seconda metà degli episodi, si incominciano pure a notare frequenti tagli di scene, derivati dal fatto che i personaggi cambiano un po' troppo in fretta, risultato probabilmente diagnosticabile dal fatto che l'anime non segue bene i tempi della light novel. Ciononostante, non troverete grande noia nel seguirlo, la serie intrattiene abbastanza, presenta dei momenti pieni di determinazione e scene carine comiche/sentimentali.
L'animazione e il design li ho trovati abbastanza pregevoli. C'è una certa cura dei dettagli, un buon uso del colore caldo e un'illuminazione non tanto ingombrante; i personaggi sono poi delineati bene, con anatomie e qualità dei volti piuttosto convincenti. Sicuramente non siamo ai livelli, per esempio, di "Irozoku", ma tutti questi aspetti si mantengono quasi sempre costanti. In molte occasioni i personaggi faticano ad esprimere i loro sentimenti e si creano delle facciate appunto per paura di destabilizzare le relazioni, specialmente se sono importanti per loro; tuttavia, più il tempo passa e più si convincono di poter perseguire in questa direzione. Ecco che le espressioni facciali sono un misto d'insicurezza, di fuorviante timore ma anche di appagamento, quando ci si ritiene soddisfatti: un aspetto che sinceramente le rende interessanti da osservare. Parlando invece delle OST, esse non destano particolare attenzione, ma sono calibrate bene, per poter attenuare la monotonia che in generale dilaga, man mano che gli episodi aumentano.
Il resto della serie è praticamente uno scontro dialettico interno. Bisogna dar meno peso ai propri sentimenti per poter soddisfare al meglio le aspettative dei tuoi compagni? Essere totalmente sé stessi e fregarsene dei pensieri della gente? Oppure cercare una accordo tra le due parti? Probabilmente questo dubbio è ciò che rimarrà impresso dopo la visione di questo anime, per il resto l'opera rimane una commedia senza troppe pretese.
L'autore della light novel ha fatto di questo pensiero un'intera storia con protagonista un otaku di videogame chiamato Tomozaki, campione assoluto di "Afatami"; insomma, un vincente nel virtuale ma pessimo a scuola e nella vita sociale. Il secondo classificato "No name" lo sfida continuamente senza risultati, fino a quando decide di dargli appuntamento nella realtà, per capire che tipo di persona sia. Il fatidico giorno Tomozaki però capisce che "No name" è in realtà una sua compagna di classe (Aoi Hinami), la tipica ragazza perfetta in tutto quello che fa. Tra i due nasce una strana intesa, tant'è vero che Hinami si propone come obiettivo quello di far uscire Tomozaki dalla sua condizione di asocialità.
La vita, secondo Tomozaki e Hinami, è proprio come un gioco, ed è per questo che la trama si fonda sulle skill, abilità videoludiche che però vengono paragonate a quelle che servono per migliorare le competenze relazionali e comportamentali. Hinami le possiede tutte: autostima, caparbietà, capacità ad adattarsi e soprattutto agisce e parla al momento giusto, influenzando enormemente il pensiero di chi le sta attorno. D'altro canto, Tomozaki è tutt’altro che proattivo, si dimostra stolido ogni qual volta deve mettere in campo queste abilità, e difficilmente riesce a gestire lo stress. Una sceneggiatura che quindi prende vita grazie a questo espediente dualistico, che riesce a cogliere la nostra attenzione proprio perché presenta dei temi ormai fondamentali per vivere bene in un mondo totalmente all'avanguardia. La trama può risultare banale, ma in linea di fondo è interessante per il fatto che lo spettatore può captare o rimembrare concetti che gli possono ritornare utili nella vita quotidiana. Attenzione, però, il tutto si dimostra anche essere una maschera situazionale, atta a definire l'attitudine di una persona che, per relazionarsi bene, deve sopportare eventi insopportabili e a volte dolorosi. I personaggi secondari cercano di essere originali, per rispecchiare questa condizione, ma finiscono solamente per risultare meno interessanti dal punto di vista comportamentale, mantenendo il solito stereotipo costante, a volte obliquo ma nulla di eclatante. Anche però i personaggi principali, come Hinami, non sempre rispondono bene alle esigenze del pubblico; lei per esempio si dimostra esageratamente asettica e spavalda, rendendo il personaggio un po' troppo fuori dalla realtà.
Per quanto riguarda l'andamento degli episodi, si dimostrano accettabili soprattutto per le premesse iniziali, ma poi si susseguono in modo ripetitivo e la qualità si abbassa. Ora, questo non rovina tutta la trama, però è sempre presente la questione che essa potrebbe arrivare a creare situazioni che si allontanano man mano dalla realtà; e diverte il fatto che la serie fa dei temi attuali il suo principio cardine. Verso la seconda metà degli episodi, si incominciano pure a notare frequenti tagli di scene, derivati dal fatto che i personaggi cambiano un po' troppo in fretta, risultato probabilmente diagnosticabile dal fatto che l'anime non segue bene i tempi della light novel. Ciononostante, non troverete grande noia nel seguirlo, la serie intrattiene abbastanza, presenta dei momenti pieni di determinazione e scene carine comiche/sentimentali.
L'animazione e il design li ho trovati abbastanza pregevoli. C'è una certa cura dei dettagli, un buon uso del colore caldo e un'illuminazione non tanto ingombrante; i personaggi sono poi delineati bene, con anatomie e qualità dei volti piuttosto convincenti. Sicuramente non siamo ai livelli, per esempio, di "Irozoku", ma tutti questi aspetti si mantengono quasi sempre costanti. In molte occasioni i personaggi faticano ad esprimere i loro sentimenti e si creano delle facciate appunto per paura di destabilizzare le relazioni, specialmente se sono importanti per loro; tuttavia, più il tempo passa e più si convincono di poter perseguire in questa direzione. Ecco che le espressioni facciali sono un misto d'insicurezza, di fuorviante timore ma anche di appagamento, quando ci si ritiene soddisfatti: un aspetto che sinceramente le rende interessanti da osservare. Parlando invece delle OST, esse non destano particolare attenzione, ma sono calibrate bene, per poter attenuare la monotonia che in generale dilaga, man mano che gli episodi aumentano.
Il resto della serie è praticamente uno scontro dialettico interno. Bisogna dar meno peso ai propri sentimenti per poter soddisfare al meglio le aspettative dei tuoi compagni? Essere totalmente sé stessi e fregarsene dei pensieri della gente? Oppure cercare una accordo tra le due parti? Probabilmente questo dubbio è ciò che rimarrà impresso dopo la visione di questo anime, per il resto l'opera rimane una commedia senza troppe pretese.