Recensione
Un manga su un nuovo maestro di Hokuto: si può dare un seguito (cronologicamente avanti o indietro che sia) ad un mito? In teoria sì, ma le possibilità che l’operazione riesca ottimamente sono ridotte, anche quando ad occuparsene è l’autore della precedente opera. Tuttavia il suo talento garantisce che non avremo un titolo orribile. Così è questo spin-off di Ken il guerriero, ossia non raggiunge gli stessi livelli dell’illustre predecessore ma nel riproporne le caratteristiche salienti raggiunge comunque un buon livello perché Tetsuo Hara il suo mestiere lo conosce bene. I punti positivi sono i disegni curatissimi, il ritmo (non ci si annoia mai), le spesso ottime coreografie dei combattimenti unite ad una spesso ottima tensione pre-duello, i personaggi principali hanno un loro carisma, in particolare il protagonista (sa essere un vero Kenshiro senza scopiazzare l’originale) e gli aspetti spirituali, valoriali e drammatici hanno dei buoni momenti. Inoltre c’è una apprezzabile ricostruzione storica ed è da notare anche il coraggio di Hara nel mostrare gli orrori compiuti dai nipponici nel periodo nazionalista, orrori con i quali ancora oggi il Giappone fatica a fare i conti, ma per Hara è giusto denunciare quei tradimenti dei grandi valori giapponesi.
Cosa invece non va: anche se l’intensità emotiva c’è, non raggiunge comunque gli stessi livelli del fumetto storico; il protagonista ha alcuni buoni nemici, però nessuno raggiunge il livello memorabile di Shin, Raoul o Souther; trovo che si esageri nei tratti grotteschi di alcuni nemici minori; la trama poi sembra a volte troppo dispersiva, cioè Hara fa scomparire determinati nemici (mi riferisco ai tedeschi e ai nazionalisti cinesi) troppo all’improvviso, un tipo di scomparsa che andava bene nel primo fumetto, perché nel mondo post atomico era plausibile che gli scagnozzi, riuniti intorno ad un leader, dopo la morte di quest’ultimo si disperdessero ma nel mondo pre-atomico come possono dei governi uscire di scena così, da un momento all’altro? Inoltre penso che nella parte finale Hara abbia esagerato col misticismo e il soprannaturale: anche se le arti marziali non scompaiono mai, l’ultimo scontro tra Ken e Zong-Wu pare uscito più dal mondo del Signore degli Anelli che da quello di Hokuto.
Insomma, un titolo piacevole da leggere, tuttavia il Mito è tutt’altra cosa, come voto metto 7 e mezzo, ma in realtà oscilla tra quest’ultimo e il 7.
Cosa invece non va: anche se l’intensità emotiva c’è, non raggiunge comunque gli stessi livelli del fumetto storico; il protagonista ha alcuni buoni nemici, però nessuno raggiunge il livello memorabile di Shin, Raoul o Souther; trovo che si esageri nei tratti grotteschi di alcuni nemici minori; la trama poi sembra a volte troppo dispersiva, cioè Hara fa scomparire determinati nemici (mi riferisco ai tedeschi e ai nazionalisti cinesi) troppo all’improvviso, un tipo di scomparsa che andava bene nel primo fumetto, perché nel mondo post atomico era plausibile che gli scagnozzi, riuniti intorno ad un leader, dopo la morte di quest’ultimo si disperdessero ma nel mondo pre-atomico come possono dei governi uscire di scena così, da un momento all’altro? Inoltre penso che nella parte finale Hara abbia esagerato col misticismo e il soprannaturale: anche se le arti marziali non scompaiono mai, l’ultimo scontro tra Ken e Zong-Wu pare uscito più dal mondo del Signore degli Anelli che da quello di Hokuto.
Insomma, un titolo piacevole da leggere, tuttavia il Mito è tutt’altra cosa, come voto metto 7 e mezzo, ma in realtà oscilla tra quest’ultimo e il 7.