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8.0/10
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Sono da sempre un fan del duo Obata-Ohba, fin dai tempi di Death Note, ma soprattutto Bakuman, la loro opera che ho preferito di più. Quando ho scoperto dell’esistenza di Platinum End, mi sono fiondato a prendere tutti i volumi disponibili. Al momento siamo al 13/14, motivo per cui ho completato la lettura online, e recupererò l’ultimo volume appena uscirà.
La recensione contiene spoiler.

All’inizio, dopo che lessi la trama la prima volta, mi tornò in mente l’opera finale che gli Ashirogi Muto crearono in Bakuman, REVERSI. Sia per l’incipit della trama, che per il fatto che lo conclusero solo dopo 49 capitoli, un po’ come è stato fatto per Platinum End (anche se a onor del vero i capitoli sono più lunghi delle canoniche 20 pagine circa). Ovviamente una volta che inizierete a leggerlo, vi accorgerete che non c'entra con REVERSI, anche se sotto molti aspetti credo si siano ispirati proprio a questo.
Andrò con ordine a spiegarmi i motivi del mio voto.

- Storia: credo che per Platinum End, la storia non sia stato il punto forte dell’opera. Ho trovato meno azione di quanta mi aspettassi e più conflitti interiori, molta introspezione da parte dei personaggi, soprattutto del protagonista, sempre combattuto sul fatto che “uccidere è sbagliato”, un po’ il contrario di quanto succedeva in Death Note con Light. In Platinum End Mirai, il nostro protagonista, sarà sempre restio a voler uccidere chiunque, anche chi cerca di uccidere lui e mezzo mondo. Anche se all’inizio può sembrare un po’ cliche come cosa, diciamo che andando avanti migliora abbastanza sotto questo aspetto. Per lo meno, per gli altri personaggi, sia che siano angeli o umani, è difficile riuscire a fare una distinzione tra buono o cattivo. Nonostante all’inizio ho scritto che la storia non è il punto forte dell’opera, sia chiaro che la storia non fa schifo, anzi, più andavo avanti con la lettura, più mi teneva incollato. Volevo vedere assolutamente come ogni candidato a diventare dio si comportava.

- Personaggi: non ce ne sono troppi di personaggi, forse è stata una scelta per dare una forte caratterizzazione e un bel background, cosa che a mio avviso non è riuscita appieno. Per quanto mi siano comunque piaciuti i due principali protagonisti, non li ho trovati caratterizzati a dovere. Credo che Police Man abbia ad esempio avuto una caratterizzazione migliore, e soprattutto era l’unico antagonista che si comportava da antagonista, o meglio, l’unico che aveva davvero preso in considerazione l’idea di diventare dio, eliminando gli altri candidati. La sua dipartita ha segnato un cambio della narrazione, rallentandola un po’ (un po’ come successo dopo la morte di L in Death Note). Comunque, per quanto non troppo caratterizzati a mio avviso, sono per lo meno coerenti con le proprie azioni, e sono tutti abbastanza godibili.

- Disegni: sono la parte a mia avviso che alza il valore dell’opera, ma d'altronde già Bakuman e Death note a livello artistico erano eccezionali. Obata ha un tratto sempre molto fine e pulito, e le tavole si susseguono senza sbavature, in un crescendo di tecnica. Ogni tavola è sempre molto dettagliata, per non parlare delle pagine doppie, che sono veramente una gioia per gli occhi.

Per concludere, come mai il mio voto è così alto? Il finale, è qualcosa che non mi sarei mai aspettato, ma che suppongo sia perfetto per quest’opera. Mi ha lasciato di sasso per tipo 30 secondi, ma una volta ripreso, l’ho apprezzato veramente tanto. Quindi, chiunque sia fan del due di Bakuman e Death Note, non posso far altro che consigliarlo.