Recensione
Kenshin, Samurai Vagabondo
10.0/10
C'è un canovaccio nello Shonen d'azione e avventura al quale ogni autore dovrà sempre attenersi, e le "regole" del genere specifico per il target sono ancor più stringenti quando si tratta di pubblicare su Weekly Shonen Jump di Shueisha, a partire dal motto "Amicizia, Fatica, Vittoria".
Eppure è nelle sottili differenze nel trattare la maturazione di un protagonista attorniato da numerosi comprimari che rendono spesso il racconto corale, nella trovata o ritrovata maturità, nell'evoluzione, nella scoperta di sè, nei rimandi e nelle citazioni della tradizione precedente che ogni grande autore di Jump innova e rinnova la cultura dello Shonen d'azione.
Nel 1994 Nobuhiro Watsuki è sostanzialmente un esordiente, se non sconosciuto, eppure la "forza" di un'opera straordinaria come Rurouni Kenshin lo imporrà rapidamente come classico e autore di punta, tanto che ancora oggi compare nelle Top dei migliori manga di sempre.
Serializzato tra il 2 settembre 1994 e il 4 novembre 1999, poi raccolto in 28 volumi, questo classico corona gli anni '90 e traghetta lo Shonen d'azione nel nuovo millennio.
L'ambientazione tradizionale del Giappone che si affaccia sull'era Meiji coglie e rielabora personaggi storici in un caleidoscopio di comprimari spesso ben più caratterizzati dello stesso protagonista, l'ex hitokiri Himura Battosai, ma l'estro dell'autore non manca di inserire, in questo contesto così...giapponese, citazioni dalla sua passione per il fumetto supereroistico americano, dagli X-men a Spawn, creando una commistione del tutto originale.
L'ex assassino, che ora si fa chiamare Himura Kenshin, ha rinunciato ad uccidere, costringendosi all'uso di una sakabato, una katana a lama invertita che non può uccidere, e dedicando la sua esistenza a proteggere i deboli e ad evitare che nel nuovo mondo si debba ancora combattere e morire.
Ci sono due archi narrativi principali, che approssimativamente dividono il manga a metà: l'arco di Kyoto, dedicato alla lotta contro il successore al ruolo di hitokiri Shishio Makoto che occupa i volumi dal 7 al 18, e l'arco di Jinchu, volumi dal 18 al 28, più cupo, dove il passato dell'ex assassino riemerge a perseguitarlo e chiedergli il conto dei suoi crimini.
Scontri epici, un eroe straordinario esempio di ritrovata virtù, un finale che non delude, insomma un'opera sostanzialmente impeccabile che non può mancare tra le letture di ogni appassionato di Shonen.
L'autore è ritornato più volte sull'opera con dei seguiti, purtroppo inediti in Italia e spesso difficilmente reperibili al di fuori del Giappone
Eppure è nelle sottili differenze nel trattare la maturazione di un protagonista attorniato da numerosi comprimari che rendono spesso il racconto corale, nella trovata o ritrovata maturità, nell'evoluzione, nella scoperta di sè, nei rimandi e nelle citazioni della tradizione precedente che ogni grande autore di Jump innova e rinnova la cultura dello Shonen d'azione.
Nel 1994 Nobuhiro Watsuki è sostanzialmente un esordiente, se non sconosciuto, eppure la "forza" di un'opera straordinaria come Rurouni Kenshin lo imporrà rapidamente come classico e autore di punta, tanto che ancora oggi compare nelle Top dei migliori manga di sempre.
Serializzato tra il 2 settembre 1994 e il 4 novembre 1999, poi raccolto in 28 volumi, questo classico corona gli anni '90 e traghetta lo Shonen d'azione nel nuovo millennio.
L'ambientazione tradizionale del Giappone che si affaccia sull'era Meiji coglie e rielabora personaggi storici in un caleidoscopio di comprimari spesso ben più caratterizzati dello stesso protagonista, l'ex hitokiri Himura Battosai, ma l'estro dell'autore non manca di inserire, in questo contesto così...giapponese, citazioni dalla sua passione per il fumetto supereroistico americano, dagli X-men a Spawn, creando una commistione del tutto originale.
L'ex assassino, che ora si fa chiamare Himura Kenshin, ha rinunciato ad uccidere, costringendosi all'uso di una sakabato, una katana a lama invertita che non può uccidere, e dedicando la sua esistenza a proteggere i deboli e ad evitare che nel nuovo mondo si debba ancora combattere e morire.
Ci sono due archi narrativi principali, che approssimativamente dividono il manga a metà: l'arco di Kyoto, dedicato alla lotta contro il successore al ruolo di hitokiri Shishio Makoto che occupa i volumi dal 7 al 18, e l'arco di Jinchu, volumi dal 18 al 28, più cupo, dove il passato dell'ex assassino riemerge a perseguitarlo e chiedergli il conto dei suoi crimini.
Scontri epici, un eroe straordinario esempio di ritrovata virtù, un finale che non delude, insomma un'opera sostanzialmente impeccabile che non può mancare tra le letture di ogni appassionato di Shonen.
L'autore è ritornato più volte sull'opera con dei seguiti, purtroppo inediti in Italia e spesso difficilmente reperibili al di fuori del Giappone