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8.0/10
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"Ti piacerebbe diventare il protagonista?"
È la domanda che "quella certa persona" fa a quel tale personaggio. Ma cosa significa di preciso essere un protagonista? Chiaramente il protagonista di uno shonen deve avere tutto sommato buon cuore (scusami Light), essere o quantomeno diventare forte e coraggioso (perdonami Shinji), proteggere i deboli, avere fiducia nel prossimo, credere nella possibilità dei cattivi di redimersi e così via. Non c'è che dire, Medaka Kurokami in questo senso è una protagonista perfetta ma... se lo fosse un pochino troppo? La perfezione a volte è un difetto, voler sacrificare a tutti i costi la propria felicità a favore di quella altrui è un atteggiamento patologico e infantile, in fondo non siamo mica su Shonen Jump! (o forse sì?) in questo senso Medaka Box è la perfetta opera di decostruzione insieme del genere battle manga e delle commedie scolastiche. Premessa doverosa: se avete abbandonato il manga al volume 2-3 non convinti dall'assurda ambientazione scolastica allora, molto semplicemente, non avete mai letto Medaka Box. Nel senso non che "ne conoscete l'inizio ma non il seguito", perché in un certo senso il primo volume e mezzo non può neanche ritenersi un inizio dal punto di vista della storia e serve solo a introdurre i membri del consiglio studentesco e qualche altro personaggio ricorrente. Vi capisco se non siete andati avanti eh, sicuramente se non avessi saputo già da prima dove andava a parare la storia avrei fatto lo stesso, anzi probabilmente manco l'avrei comprata, davanti alle copertine estremamente e sfacciatamente fanservice avrei pensato a una qualche cagata per "weeaboo" senza interazioni sociali, e una storia di questo tipo, con tutti i peggio stereotipi e cliché dei manga scolastici, sembrerebbe delinearsi nel primo volume e nella prima metà del secondo. Ma proprio alla fine del secondo volume avviene la prima svolta, con il passaggio da commedia scolastica a battle manga nello scontro tra il consiglio studentesco e il comitato disciplinare della scuola, e poi soprattutto nel terzo volume, con l'introduzione del progetto Flask e la prima vera saga battle. Ora, per molti questo passaggio è la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la repentinità del passaggio di genere ovviamente non può soddisfare gran parte degli appassionati di Battle manga, mentre chi non ha interesse nel genere penserebbe a una semplice trovata commerciale e perderebbe subito interesse. Insomma, sembra quasi che nei primi volumi il buon NisiOisin ce la metta tutta per allontanare i lettori. Ma qui scatta la seconda triste verità per i droppatori repentini: se avete mollato la serie prima del volume 7, convincendovi di trovarvi davanti a una storia che tenta pateticamente di farsi commerciale senza riuscirci, diventando dal nulla un manga scemo di mazzate e basta è probabile che, di nuovo, non abbiate potuto cogliere minimamente il progetto di questa storia. Non fraintendetemi, trovo la saga del progetto Flask molto interessante ed è già un inizio di decostruzione (attenzione, non parodia, trovo che considerare Medaka Box opera parodica sia fondamentalmente sbagliato, si tratta di una storia a sé che si serve della metatestualità come strumento narrativo, non come gag, cosa che spesso accade nei manga comici) dello shonen manga: no cara Medaka, mi spiace, la gente normale non usa la tecnica della moltiplicazione del corpo, non importa quanto assurdamente si impegni. C'è gente che vince e gente che perde, e tu Medaka sei una che vince. Questo diventa a partire da questa saga il leit-motiv della serie, inclusa quella immediatamente successiva, in uno scontro dall'alto valore simbolico tra la letterale rappresentazione del concetto di sconfitta, Misogi Kumagawa, e la rappresentazione umana della vittoria, Medaka, con il paradosso di fondo per il quale, per poter vincere contro un assoluto e auto-consapevole perdente, il quale ha nella sconfitta perpetua il suo rifugio e la sua intima vittoria, l'unico modo sia esattamente quello di renderlo, per una volta, vittorioso e felice. Il tema viene ripreso e affrontato soprattutto nella quarta saga, la saga dei "not-equals", in cui la vena meta-testuale è più forte che mai e questa perfetta capacità di trionfo di Medaka viene finalmente problematizzata. Nelle parole del suo amico Hitoyoshi "Non va bene essere troppo nel giusto". Questo è a parer mio l'apice assoluto del manga che sarebbe stato impossibile raggiungere, se il manga di Medaka Box fosse finito poco prima o iniziato poco dopo nulla gli avrebbe tolto un 9 pieno da parte mia. Certo, tolta una saga un po' noiosetta, quella dei pretendenti (forse più interessante per i lettori giapponesi che possono cogliere i giochi di parole, mentre per noi diventano solo pesanti) la saga dei Shiranui è bellissima, così come l'ultimo volume. Fatto sta che quanto andava detto era stato detto nel volume 16, il resto è una semplice aggiunta.
In generale Medaka Box ha dalla sua dei bei disegni (anche se forse un po' piatti artisticamente), dei personaggi principali un po' basici (ma poteva essere altrimenti per una parodia del battle manga?) e degli antagonisti, in particolare Kumagawa e Najimi Ajimu (ma anche la Shiranui iniziale) che valgono da soli l'intera storia e, partendo da una trama semplice e un inizio non entusiasmante, degli snodi di trama assolutamente geniali e imprevedibili. Insomma l'unica cosa che posso consigliare a chi si approccia a quest'opera è: tenete duro e ne sarete ripagati