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Questo anime, sebbene abbia uno scopo promozionale rispetto al gioco di carte che ne è alla base, non è assolutamente un'opera da sottovalutare, anzi, è più che discreto.
Con rispetto parlando e con le dovute proporzioni, è simile ad un romanzo di Philip K. Dick, uno di quelli in cui si descrive un mondo e le sue bizzarrie come se fossero la cosa più naturale possibile, introducendole quasi casualmente nell'economia del racconto. Il lettore/spettatore però si chiede cosa nascondano queste bizzarrie, prefigura per ciascuna di esse un mistero e in cuor suo già sa che la sceneggiatura finirà col rispondere a tutte le sue domande.
Nel mondo descritto dall'anime e ambientato in una distopica Neo-Kyoto, tutto (inclusa la posizione sociale) è regolato da un gioco di carte chiamato Build Divide. Il protagonista è un giovane senza ricordi che ha un'unica misteriosa ossessione: affrontare il re di Neo-Kyoto per veder realizzato un suo desiderio. Per farlo deve collezionare una serie di gettoni sfidando altri giocatori di Build Divide. In questa sua missione viene affiancato da una ragazza non meno misteriosa quanto a natura e moventi, che si impegna a dargli una mano in modo apparentemente disinteressato. Più tardi si uniscono altri personaggi, tra cui una logorroica ragazzina; ma la protagonista assoluta rimane l'ambientazione, i cui misteri tengono incollato allo schermo molto più che il gioco di carte attraverso cui tutte le questioni si regolano. Il tutto verrà svelato nelle ultime puntate e anche se non sarà nulla di particolarmente rivoluzionario (specie per chi mastica fantascienza cinematografica fine anni '90), la rivelazione finale, che lascia tuttavia molti lati oscuri da sviscerare nel futuro ciclo di puntate, risulterà comunque soddisfacente.

L'anime forse può attrarre anche chi non è appassionato di giochi di carte, ma va detto che mi ci sono accostato essenzialmente perché, quando esce un nuovo prodotto di questo tipo, sono sempre piuttosto interessato a scoprirne le dinamiche. Il Trading Card Game alla base di Build Divide non è nulla di particolarmente originale dal punto di vista delle meccaniche della partita: le carte rappresentano per lo più unità combattenti che si affrontano l'una contro l'altra confrontando la loro potenza espressa in numeri dell'ordine delle migliaia. Rispetto agli altri giochi di carte un ruolo più importante sembra rivestire il "Territory" o terreno, una carta che modifica pesantemente alcune condizioni e che nell'anime si traduce in suggestivi effetti grafici. Lo scopo è quello di portare a zero i 10 punti vita dell'avversario attraverso attacchi diretti, cioè non bloccabili da altre unità. Per farlo si mettono in campo vari tipi di carta, a patto di avere abbastanza energie (rappresentate dalle unità stesse utilizzate in modo alternativo) un po' come in altri giochi simili.

Ovviamente nelle prime puntate il gioco ha una presenza importante ma poi col passare delle puntate non risulta invasivo, anzi, è un po' come un match sportivo in un anime spokon e perfino chi non ha capito nulla delle sue meccaniche avrà modo di appassionarsi, complici alcuni tormentoni tipici di questo sottogenere, tipo il protagonista che declama solennemente il nome di alcune carte chiave, esprime ad alta voce complessi calcoli di probabilità o si esibisce coraggiosamente in ardite "combo".

Il character design dei personaggi, pur non banale, non fa gridare al miracolo e i personaggi stessi non sono né simpatici né particolarmente carismatici, ma si sposano molto bene con la vicenda generale e con l'ambientazione che, come accennato, risulta essere la vera protagonista dell'anime. Il design delle unità rappresentate nelle carte appare leggermente differente e più convenzionale, ma anche più piacevole e accattivante, ed il tutto è ben animato.

In definitiva si tratta di un anime che lascia la sensazione di un lavoro ben fatto da parte degli autori, soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura e il modo in cui il gioco di carte è stato implementato all'interno della storia, anche attraverso un lato tecnico più che dignitoso.
L'unico problema è che non tutti troveranno, come me, i motivi iniziali di interesse nel trading card game che ne è alla base.