Recensione
Kakegurui Twin
7.0/10
“Kakegurui Twin” è una serie composta da sei episodi, della durata variabile di ventisei/ventinove minuti, prequel e spin-off della serie principale “Kakegurui”, di genere prettamente psicologico.
Tale serie è fruibile anche senza aver visto la serie principale, essendo un prequel, e specialmente dando le opportune spiegazioni rispetto al setting in cui si svolgerà la storia. Quindi, ci verrà presentata l’accademia Hyakkaou, in cui il potere e dominio all’interno della scuola vengono decisi attraverso dei giochi d’azzardo, che spesso consistono in giocate che vanno da “semplici” somme in denaro, dalle cifre man mano sempre più astronomiche, al controllo su una bisca o luogo in particolare, o l’acquisto di una posizione o potere, all’interno della scuola, fino a raggiungere il completo dominio su una persona, a cui verrà negato il diritto di essere considerata tale e sarà vessata etichettandola come “animale domestico”, fino ad arrivare, delle volte, a considerarla alla stregua di schiavo/a.
Per quanto folle possa sembrare tale ambientazione, purtroppo questa serie pecca principalmente nell’elemento che al contrario ha portato al successo la sua capostipite, cioè i personaggi e i giochi/scommesse, che fanno da cardine alle varie saghe che compongono la serie.
Purtroppo questi ultimi risulteranno più normalizzati, logici e ben poco d’impatto, come ad adeguarsi alla composizione più “genuina” e normalizzata del cast che compone questo spin-off, quindi interessanti nel loro svolgimento e spiegazione dei meccanismi mentali che sottintendono i vari giochi, ma non risulteranno così accattivanti da risultare emblematici della serie in sé.
Come anticipato poco sopra, la serie, nonostante mantenga l’impronta dell’originale “Kakegurui”, non riuscirà a dimostrarsi un suo valido antesignano, principalmente a causa dei suoi personaggi, che saranno prevalentemente poco d’impatto, scontati e quasi manchevoli di follia, fattore che in parte riesce a normalizzare e attutire l’effetto stupore, che invece dovrebbe trasudare ad ogni episodio. Quindi, se probabilmente si possa in parte empatizzare con la nostra protagonista, risultando ben più digeribile e “umana”, dall’altro tradisce la sua ragione d’essere, cioè far rimanere di stucco lo spettatore, rispetto al continuo e incessante incedere dei suoi comprimari sulla sottile linea che delimita il genio e la follia, banalizzando il tutto in studenti che giocano d’azzardo, perdendone in coinvolgimento e unicità.
Il resto del cast, purtroppo, quasi per la sua totalità, non farà eccezione, risultando prevalentemente banale, scontato e ben poco d’impatto, tralasciando le comparsate di taluni membri della serie originale, che rimarranno prevalentemente sullo sfondo e potrebbero essere considerati perlopiù fanservice, per i fan della serie originale.
L’unica eccezione, per quanto mi riguarda, sarà per la principale nemesi di Mary, cioè Jurako, che risulterà bella, affascinante, magnetica e particolare, e non parlo solamente per l’aspetto o le sue movenze, ma prevalentemente per la sua psiche distorta e bislacca, non per questo prettamente malvagia, ma perlopiù sociopatica; discorso a parte per la sua “schiava”, che al contrario risulterà essere una macchietta, che ci ha provato a stupire, ma che purtroppo ha fallito miseramente.
Per l’aspetto grafico, risulterà aderente e sulla falsariga della serie originale, quindi predominata da colori accessi, contrasti d’effetto, sovrastati spesso da un filtro di una tonalità o tenue o dark, a seconda del momento in cui ci si ritroverà; anche in questo prequel saranno presenti le tanto, quanti peculiari smorfie dei personaggi, che non risulteranno così contorte e preponderanti come nella serie originale, ma che fanno comunque piacere, mantenendo nello spettatore quella sensazione di ribrezzo misto a ilarità, per come e quanto si deformeranno i volti dei nostri personaggi.
C’è comunque da sottolineare l’ottimo comparto tecnico, in generale, che riesce a mantenere le prospettive e le giuste proporzioni, risultando ben dettagliato e delineato in ogni sua parte, forse un po’ carente per quanto riguarda gli sfondi, fattore abbastanza inevitabile, essendo la serie ambientata per la sua quasi totalità dentro l’accademia.
Per il comparto sonoro, oltre allo straordinario ruolo dei seiyuu, che riusciranno a ben interpretare la follia, quanto le vibranti emozioni dei nostri protagonisti, sono da apprezzare specialmente le sigle, che saranno molto belle e intriganti, per i miei gusti personali, per non parlare delle OST, che faranno un ottimo lavoro di supporto ed esaltazione di molti momenti clou.
In conclusione, “Kakegurui Twin” è una serie che si basa su un ottimo comparto tecnico, sia visivo che sonoro, nata come un esperimento, non totalmente riuscito per quanto mi riguarda, di cercare di riportare la serie originale su dei binari più realistici, per quanto fosse possibile, rispetto alle tematiche di base della serie, mix che purtroppo non mi risulta ben riuscito, perdendo quel fattore “wow” che caratterizzava la serie originale, scintilla che le permetteva di essere considerata “sui generis”, cioè la magnetica follia dei suoi personaggi, mancanza che porta alla inevitabile conseguenza di derubricare tale spin-off a generica serie in parte anonima, senza granché per cui spiccare e vivere di vita propria.
Tale serie è fruibile anche senza aver visto la serie principale, essendo un prequel, e specialmente dando le opportune spiegazioni rispetto al setting in cui si svolgerà la storia. Quindi, ci verrà presentata l’accademia Hyakkaou, in cui il potere e dominio all’interno della scuola vengono decisi attraverso dei giochi d’azzardo, che spesso consistono in giocate che vanno da “semplici” somme in denaro, dalle cifre man mano sempre più astronomiche, al controllo su una bisca o luogo in particolare, o l’acquisto di una posizione o potere, all’interno della scuola, fino a raggiungere il completo dominio su una persona, a cui verrà negato il diritto di essere considerata tale e sarà vessata etichettandola come “animale domestico”, fino ad arrivare, delle volte, a considerarla alla stregua di schiavo/a.
Per quanto folle possa sembrare tale ambientazione, purtroppo questa serie pecca principalmente nell’elemento che al contrario ha portato al successo la sua capostipite, cioè i personaggi e i giochi/scommesse, che fanno da cardine alle varie saghe che compongono la serie.
Purtroppo questi ultimi risulteranno più normalizzati, logici e ben poco d’impatto, come ad adeguarsi alla composizione più “genuina” e normalizzata del cast che compone questo spin-off, quindi interessanti nel loro svolgimento e spiegazione dei meccanismi mentali che sottintendono i vari giochi, ma non risulteranno così accattivanti da risultare emblematici della serie in sé.
Come anticipato poco sopra, la serie, nonostante mantenga l’impronta dell’originale “Kakegurui”, non riuscirà a dimostrarsi un suo valido antesignano, principalmente a causa dei suoi personaggi, che saranno prevalentemente poco d’impatto, scontati e quasi manchevoli di follia, fattore che in parte riesce a normalizzare e attutire l’effetto stupore, che invece dovrebbe trasudare ad ogni episodio. Quindi, se probabilmente si possa in parte empatizzare con la nostra protagonista, risultando ben più digeribile e “umana”, dall’altro tradisce la sua ragione d’essere, cioè far rimanere di stucco lo spettatore, rispetto al continuo e incessante incedere dei suoi comprimari sulla sottile linea che delimita il genio e la follia, banalizzando il tutto in studenti che giocano d’azzardo, perdendone in coinvolgimento e unicità.
Il resto del cast, purtroppo, quasi per la sua totalità, non farà eccezione, risultando prevalentemente banale, scontato e ben poco d’impatto, tralasciando le comparsate di taluni membri della serie originale, che rimarranno prevalentemente sullo sfondo e potrebbero essere considerati perlopiù fanservice, per i fan della serie originale.
L’unica eccezione, per quanto mi riguarda, sarà per la principale nemesi di Mary, cioè Jurako, che risulterà bella, affascinante, magnetica e particolare, e non parlo solamente per l’aspetto o le sue movenze, ma prevalentemente per la sua psiche distorta e bislacca, non per questo prettamente malvagia, ma perlopiù sociopatica; discorso a parte per la sua “schiava”, che al contrario risulterà essere una macchietta, che ci ha provato a stupire, ma che purtroppo ha fallito miseramente.
Per l’aspetto grafico, risulterà aderente e sulla falsariga della serie originale, quindi predominata da colori accessi, contrasti d’effetto, sovrastati spesso da un filtro di una tonalità o tenue o dark, a seconda del momento in cui ci si ritroverà; anche in questo prequel saranno presenti le tanto, quanti peculiari smorfie dei personaggi, che non risulteranno così contorte e preponderanti come nella serie originale, ma che fanno comunque piacere, mantenendo nello spettatore quella sensazione di ribrezzo misto a ilarità, per come e quanto si deformeranno i volti dei nostri personaggi.
C’è comunque da sottolineare l’ottimo comparto tecnico, in generale, che riesce a mantenere le prospettive e le giuste proporzioni, risultando ben dettagliato e delineato in ogni sua parte, forse un po’ carente per quanto riguarda gli sfondi, fattore abbastanza inevitabile, essendo la serie ambientata per la sua quasi totalità dentro l’accademia.
Per il comparto sonoro, oltre allo straordinario ruolo dei seiyuu, che riusciranno a ben interpretare la follia, quanto le vibranti emozioni dei nostri protagonisti, sono da apprezzare specialmente le sigle, che saranno molto belle e intriganti, per i miei gusti personali, per non parlare delle OST, che faranno un ottimo lavoro di supporto ed esaltazione di molti momenti clou.
In conclusione, “Kakegurui Twin” è una serie che si basa su un ottimo comparto tecnico, sia visivo che sonoro, nata come un esperimento, non totalmente riuscito per quanto mi riguarda, di cercare di riportare la serie originale su dei binari più realistici, per quanto fosse possibile, rispetto alle tematiche di base della serie, mix che purtroppo non mi risulta ben riuscito, perdendo quel fattore “wow” che caratterizzava la serie originale, scintilla che le permetteva di essere considerata “sui generis”, cioè la magnetica follia dei suoi personaggi, mancanza che porta alla inevitabile conseguenza di derubricare tale spin-off a generica serie in parte anonima, senza granché per cui spiccare e vivere di vita propria.