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“Tokyo Killers” è un manga disegnato da Jiro Taniguchi composto da varie storie autoconclusive, accomunate dall'appartenenza ai generi noir/hard boiled, pubblicato originariamente in patria nel 1983 e giunto in Italia negli anni Novanta prima grazie a Play Press e successivamente a Planet Manga che continua a detenerne i diritti come per buonissima parte delle opere dell’autore.

Come per altre opere dei primi anni Ottanta di Taniguchi, sono rimasto molto colpito dalla qualità dei disegni e delle atmosfere, mentre tutto il comparto narrativo mi ha lasciato ben più indifferente, probabilmente a causa della mia non spiccata inclinazione a questi generi, a cui si aggiunge una più generica scarsa predilezione per le opere composte da capitoli autoconclusivi. Nondimeno, non si può non riconoscere un’impressionante ispirazione stilistica ed estetica che accompagna tutte le storie del volume, le quali però, non sono riuscite a catturarmi seriamente. Volendo azzardare un paragone con “Trouble is My Business”, opera precedente di Taniguchi sempre dello stesso genere, qui è chiaramente possibile apprezzare una maturità maggiore nei toni e nella resa visiva delle tavole. Di contro, sparisce un po’ il carisma del protagonista e quella sottile traccia narrativa che teneva insieme un manga anche in quel caso perlopiù composto da capitoli fini a sé stessi.

In sostanza, ciò che mi è rimasto, anche rileggendolo, di “Tokyo Killers” sono soprattutto i luoghi, gli sguardi e qualche dialogo che danno vita a un’opera dalla forte identità stilistica, ma che non mi ha preso sotto il profilo dei racconti narrati. Sarebbe certamente ingiusto bocciare un’opera del genere per puro gusto personale, ma per lo stesso motivo sarei disonesto se dessi un voto superiore alla sufficienza.