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Non ho mai amato molto Tsukasa Hojo, ho sempre detestato “City Hunter”, e la cosa che preferivo delle gattine era la sigla di Cristina D’Avena... certo, riconosco che le donne disegnate da Hojo sono mozzafiato, ma il character design della coppia Haruhisa Nakata e Junko Yamanaka rovina tutto quanto.

Diciamolo subito, l’episodio è godibile, anche se ci sono cose che non vanno: prima fra tutte che è un miscuglio di cliché sfruttatissimi, e si vede che lo sceneggiatore deve essere un novellino... perché? Perché ci sono un paio di colpi di scena che vengono “letti” da uno spettatore attento quasi subito, in quanto già usati da altri mille volte, anche per Lupin e per le stesse gatte.
Poi, già quarant’anni fa non capivo come potessero essere nate da Heinz queste ladre: io sono convinto che da qualche parte si dica sia scomparso durante la guerra o poco dopo... anagraficamente, non ci siamo. Tati ha sedici anni, Kelly ne ha ventisette... e la storia era ambientata negli anni ’80. Certo, il film non lo dice, ma anche questo episodio non è credibilmente ambientato negli anni giusti.
Ancora sulle gattine: faceva schifo chiamarle Hitomi, Rui e Ai?
Mi dispiace che non ci sia un cameo con Alice e con il capo, ma anche Matthew non ha avuto un grande ruolo.
Dall’altra parte, mi sembra buono che Lupin provi, dopo le avventure col detective Conan, a condividere altre avventure con compagni importanti, ma, come dicevo, il forte di “Occhi di gatto” era la sensualità delle protagoniste, che qui non spicca.

In buona fine, è un sei, con il personaggio di Monkey Punch che si prende tutto il merito.