Recensione
My Oni Girl
7.5/10
Premetto che il film mi è piaciuto, anche se senza esagerare, ho purtroppo poco da dire a riguardo: la trama risente del fatto di essere abbastanza esile, tutto viene risolto con dei colpi scena - forzature in genere fantastiche che servono per colpire, e con tale effetto coprire la mancanza di idee logiche.
C’è chi dice che ormai film così ne spuntano in continuazione, film che hanno poco da dire e che vengono fatti con lo stampino: secondo me un film deve innanzitutto intrattenere, poi, se lo staff ci riesce, può anche essere portatore di un messaggio. Il messaggio è lo spettatore che lo legge, un regista può mettere mille messaggi, ma se non vengono capiti, è inutile, invece un altro regista può non metterne nessuno e per le leggi del caso sembrare profondo.
Io di Tomotaka Shibayama non ho visto niente, e dunque mi sono avvicinato a questa sua opera senza pregiudizi: non è come Miyazaki o Shinkai, che tutti considerano mostri sacri, e quindi ci sono grandi aspettative. Questo regista ha fatto un buon lavoro dal punto di vista tecnico, lo studio Colorido ha fatto un buon lavoro con i disegni. Di questo studio ho già visto molti film, e devo ammettere che ci mette molto fantastico nei suoi film, evitando le spiegazioni o disincagliandosi da situazioni che non sa risolvere diversamente. In sé la cosa non è del tutto un male, ma ciò fa alla lunga pensare che non abbia sceneggiatori all’altezza.
La storia parla di un liceale, Hiiragi, che tenta di sembrare sicuro di sé, ma in realtà è introverso e timido, onde per cui non riesce a dire di no a nessuno, fino al giorno in cui incontra una ragazza oni chiamata Tsumugi in cerca della madre, di qui una storia di crescita e d’amore.
Comunque, se a “La casa fra le onde” ho dato sei e mezzo, a questo posso dare anche un voto in più. Vada per il sette e mezzo.
C’è chi dice che ormai film così ne spuntano in continuazione, film che hanno poco da dire e che vengono fatti con lo stampino: secondo me un film deve innanzitutto intrattenere, poi, se lo staff ci riesce, può anche essere portatore di un messaggio. Il messaggio è lo spettatore che lo legge, un regista può mettere mille messaggi, ma se non vengono capiti, è inutile, invece un altro regista può non metterne nessuno e per le leggi del caso sembrare profondo.
Io di Tomotaka Shibayama non ho visto niente, e dunque mi sono avvicinato a questa sua opera senza pregiudizi: non è come Miyazaki o Shinkai, che tutti considerano mostri sacri, e quindi ci sono grandi aspettative. Questo regista ha fatto un buon lavoro dal punto di vista tecnico, lo studio Colorido ha fatto un buon lavoro con i disegni. Di questo studio ho già visto molti film, e devo ammettere che ci mette molto fantastico nei suoi film, evitando le spiegazioni o disincagliandosi da situazioni che non sa risolvere diversamente. In sé la cosa non è del tutto un male, ma ciò fa alla lunga pensare che non abbia sceneggiatori all’altezza.
La storia parla di un liceale, Hiiragi, che tenta di sembrare sicuro di sé, ma in realtà è introverso e timido, onde per cui non riesce a dire di no a nessuno, fino al giorno in cui incontra una ragazza oni chiamata Tsumugi in cerca della madre, di qui una storia di crescita e d’amore.
Comunque, se a “La casa fra le onde” ho dato sei e mezzo, a questo posso dare anche un voto in più. Vada per il sette e mezzo.