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Anche se tendo la mia mano, non riesco a raggiungerla/Sto cominciando ad odiare questo mondo/Non faccio altro che usare scuse patetiche/Dovunque vada, mi sento perso/Non preoccuparti, tutto si sistemerà/I miei amici mi stanno incoraggiando, fottetevi tutti quanti/Questi litigi volgari e ora queste ossessioni che fuoriescono/Quando mi libererò da questi nodi aggrovigliati, voglio sorridere/Voglio tornare a quei giorni pieni di divertimento/Continuerò a cercarli/Tu puoi farcela! Forza, tendi quella mano!

“Gyakkyou burai Kaiji - Hakairoku hen” è un anime composto da 26 episodi andato in onda in Giappone a cavallo tra la primavera e l’estate del 2011, prosieguo della prima serie intitolata “Gyakkyou burai Kaiji - Ultimate Survivor”, entrambe dirette da Yūzō Satō e prodotte dallo studio d’animazione Madhouse.

Come suggerisce il titolo, rispetto alla prima serie, il protagonista della storia resta invariato, ovvero Itou Kaiji, che, dopo non essere riuscito a ripagare i propri debiti di gioco per un totale di circa dieci milioni di yen, viene costretto ai lavori forzati in una prigione sotterranea. Anche in questo luogo segreto e lontano da occhi indiscreti, però, il gioco d’azzardo non smette di inseguire Kaiji, che, ancora una volta, si lascerà coinvolgere in tutta una serie di nuove, assurde situazioni.

Sostanzialmente, questa seconda serie si mantiene sulla stessa falsa riga della precedente, pur calcando meno la mano con le strategie, anche dette pippe, mentali. Questo, in realtà, rende gli episodi e l’intera serie molto scorrevole, anche più della precedente, con cui condivide il medesimo, enorme pregio: saper mantenere alta la tensione in qualsiasi situazione, con qualche leggera eccezione. “Gyakkyou burai Kaiji - Hakairoku hen” si divide sostanzialmente in tre saghe: la prima dedicata al chinchirorin, ovvero i dadi, e le altre due al pachinko, ben noto gioco d’azzardo giapponese, che ricorda un flipper occidentale disposto in verticale. Proprio come accaduto per la prima serie, personalmente, anche in questo caso ho trovato la prima saga migliore delle successive. Per merito sicuramente di un giusto numero di episodi, la tensione riesce a mantenersi sempre alta e costante per tutta la loro durata. Inoltre, all’interno di questa prima saga si consuma una delle vendette più stupende a cui io abbia mai assistito, un’umiliazione coi fiocchi che ovviamente vede Kaiji protagonista, emblema di qualcosa a cui, nella realtà di tutti i giorni, raramente si assiste: la vittoria dei deboli sui prepotenti. La seconda saga è, invece, molto breve e, di fatto, serve come preludio alla successiva, ovvero la terza, “l’anello debole” della serie. Questa saga è interamente dedicata ad una partita di pachinko molto particolare, di cui preferisco non spiegare i dettagli, che inizia nell’episodio 15 e si conclude nel 23esimo. La domanda è lecita, 9 puntate per una maledetta partita di pachinko? Esattamente. Pur brillando la saga per genialità – le trovate di Kaiji superano qualsiasi altra sua tattica adottata nel corso di entrambe le serie –, verso la fine comincia a sentirsi un certo peso, dovuto alla scelta poco lungimirante di voler allungare il brodo a tutti i costi. Sul fotofinish, dunque, per colpa di scelte di sceneggiatura discutibili, la serie perde verve, portando lo spettatore, ansioso di assistere alla conclusione della partita di pachinko che deciderà delle sorti future di Kaiji, all’esasperazione.

Il finale, in linea con lo spirito della serie, ad un certo punto diventa facilmente prevedibile, ma nonostante ciò riesce comunque a strappare un enorme sorriso allo spettatore che, nell’arco delle circa cinquanta puntate che compongono le due serie, ha visto Kaiji crescere, cambiare, maturare, eppure rimanere sempre sé stesso, un ragazzo dal cuore buono che dà grande valore all’amicizia e alla lealtà, qualità sempre più rare da trovare in un mondo in cui regnano i soldi e i cattivi sentimenti. Alla fine, Kaiji emerge definitivamente come eroe da quattro soldi e, onestamente, definizione migliore non potrebbe esserci.

Tutti questi elementi, uniti al buon lavoro svolto tanto dal comparto tecnico quanto da quello musicale, permettono a “Gyakkyou burai Kaiji - Hakairoku hen” di eguagliare in bellezza il suo predecessore, “Gyakkyou burai Kaiji - Ultimate Survivor”, che forse, per novità, gli sarà sempre leggermente superiore.