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    Quando l’assurdità abbraccia un anime e lo soffoca, si arriva al delirio gratuito. Chiunque abbia avuto la pensata di un’opera simile o credeva nel girl power alla massima potenza o non sapeva ciò che stava facendo. Il fatto che provenga da un videogioco può far tollerare la scemenza del contenuto, accanto al fatto non trascurabile della durata risibile dell’anime, e quindi della fatuità interna che non dà fastidio più di tanto, vista la brevità1 [ continua a leggere]
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    Ci sono anime non brevi, brevissimi e se in cuor mio ancora mi domando perché vengano prodotti, devo dire di averne trovati di gradevolissimi.
    Questo cortometraggio camuffato da anime, "Deji meet girl", pesca qua e la le sue fonti, ma, quando mette tutto assieme e cerca di fare i compiti per casa, non è capace di raggiungere un qualsivoglia valore, anche se la calligrafia è ottima.

    "Deji meet girl" consta di 12 episodi da tre minuti scarsi l’un1 [ continua a leggere]
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    Attenzione: la recensione contiene spoiler

    Ora, cominciare un anime e crederlo meglio di quello che è, per poi finirlo ridendo o commentando scene che poi si avverano con una meccanica prevedibile, è quanto di peggio possa accadere. E vedere in esso ombre di anime migliori e più potenti fa comprendere che, o il manga è stato mal trasposto, o tutto l’impianto sia nato su un’idea controcorrente e tutto sommato non pessima, ma che sia scaduto come1 [ continua a leggere]

    4.0/10
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    Quando l’aspettativa su un’anime è troppo alta, il rischio è finire delusi grandemente. Ho fatto la fine della falena vicino al lampione e la colpa è mia: mi sono illusa che grandi recensioni significassero finalmente che questo era l’anime giusto, maturo, non scontato, potente a livello di significati e di emozioni. E invece eccomi qui a scrivere una bella recensione di fuoco, per sublimare tutta la frustrazione, il fastidio, l’avversione, che1 [ continua a leggere]

    4.5/10
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    Correva l’anno 2008, e tra il mondo che vedeva per la prima volta quest’anime, nell’Anime Night di MTV, un episodio a settimana, c’ero anch’io. Altri tempi. Facendo due calcoli, erano quindici anni fa. Tanto, tanto tempo... non cronologico, ma mentale, personale. Ho accettato la sfida di rivederlo, perché i ricordi si erano offuscati e sentivo di voler ritrovare la ragazzina che all’epoca stravide per Yoite e Miharu. Ad anime visto, mi rendo con1 [ continua a leggere]

    7.5/10
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    Non ho molta fiducia nei film di Netflix e, quando c’è di mezzo un 3D stile cartoni per l’infanzia (vedere per credere), già comincio a scoraggiarmi. A causa della grafica, avrei lasciato l’anime al primo episodio, ma ho deciso di lasciargli una possibilità. Devo dire, a onor del vero, che questo prodotto mi ha stupita sinceramente. Non brilla per molti aspetti, ma a livello narrativo, di personaggi, di ambientazione crea un mix capace di far so1 [ continua a leggere]

    5.0/10
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    Dopo tanti anime del passato, ho deciso di ritentare con quelli più recenti, se non recentissimi, e dopo averne scoperto le origini coreane, ho deciso di soddisfare la mia curiosità e di vedere “Lookism”.
    Premetto che otto episodi erano per me la misura giusta, perché, visti i contenuti, la grafica, la narrazione sonnambulistica dell’anime, se di episodi ne avesse avuti dodici, l’avrei abbandonato a metà.
    Ora, non so quanto l’anime sia fedele al1 [ continua a leggere]
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    Ito Junji ha un nome noto nel campo dell’horror nipponico e da più parti leggo che è un ottimo mangaka. Purtroppo io ho visto solo questa parte animata e quindi posso recensire solo quest’opera.
    È un anime di 12 episodi che raccoglie, contenitore di 25 minuti per episodio, racconti più o meno lunghi; alcuni prendono un intero episodio, altri solo la metà.

    Il livello dei racconti è abbastanza inquietante. In questo immaginifico nipponico ma non1 [ continua a leggere]
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    Ed ecco la seconda serie di un anime che ho adorato, per la pazzia intrinseca a personaggi balordi, situazioni esagerate, risate di pancia e una carica di parodia sottile e insidiosa; questi elementi si sono manifestati anche in questa produzione, che è una continuazione dell’altra.

    Il trio principale è sempre lo stesso: c’è Ronaldo, cacciatore di vampiri arcinoto e scrittore (per sua grande sventura), Draluc, vampiro gamer molto pavido dalla l1 [ continua a leggere]
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    Il limite di un ONA è quello della claustrofobia. Immaginate una situazione classica nella quale i nostri eroi cercano di uscire da una stanza, ma ogni espediente è più cruento dell’altro e l’azione è così concitata che i dialoghi sono sconnessi, le pause sono quasi insensate e il capolinea desiderato pare via via più scontato, meno sentito; gli stessi protagonisti dell’escape risulterebbero piatti e, a parte le loro motivazioni iniziali persona1 [ continua a leggere]
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    “Real Drive Senno Chosahitsu” è un anime del 2008 e ha ventisei episodi. Mi piacciono gli anime lunghi, perché non hanno la fretta di quelli da dodici episodi. Inoltre trovare una perla sconosciuta è il mio grande desiderio.
    Quest’opera mi ha fatto vedere grandi potenzialità ma profondissimi cali narrativi, con una narrazione che ha tentato di restare sul pezzo, ma che è riuscita a perdersi in un mare, reale e digitale. Fa colpo vedere un anime1 [ continua a leggere]
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    Questo anime ha dodici episodi, che si strutturano in tre scenette cadauno, raramente collegate, e racconta la sgangherata vicenda di Ronaldo, cacciatore celeberrimo di vampiri (ha scritto pure un libro!) e Draluc, un vampiro poco convenzionale con il suo animaletto John (che merita di essere citato a parte).
    Tutto inizia quando il rampante Ronaldo decide di uccidere Draluc, ma una serie di sfortunati incidenti li farà alleare, scontrare e, infi1 [ continua a leggere]