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Tra gli autori classici della letteratura giapponese del Novecento, Edogawa Ranpo, al secolo Taro Hirai, è l'unico che sia stato considerato alla stregua del famoso pioniere occidentale del romanzo horror Edgar Allan Poe, al cui nome, peraltro, è ispirato proprio lo pseudonimo di Hirai. Ad ogni modo, Ranpo ha una propria identità e le sue opere hanno dato vita a diverse trasposizioni cinematografiche e fumettistiche. Proprio tra queste ultime si annovera Panorama-tō Kidan - in italiano, "La strana storia dell'isola Panorama", tratto da un racconto datato 1926 e disegnato nel 2008 da Suehiro Maruo, autore del famoso Midori - La ragazza delle camelie. Il connubio tra i soggetti di Ranpo e l'arte di Maruo avrebbe dato ulteriori frutti l'anno successivo ne Il bruco, che di recente ho avuto modo di leggere e anche apprezzare. Torniamo ora all'isola Panorama e alle strane vicende che la riguardano.

Il protagonista della nostra storia è Hirosuke Hitomi, uno scrittore da quattro soldi che non riesce a sfondare nel suo campo e la cui brama utopica si ispira a Le Terre di Arnheim di Allan Poe. Un giorno, però, gli si presenta un'occasione più unica che rara: la morte di Genzaburo Komoda, un vecchio compagno di scuola il cui aspetto è piuttosto somigliante al suo ma che, diversamente da lui, è molto facoltoso e rispettato. A quel punto, la decisione da prendere sorge spontanea: inscenare la resurrezione di Komoda prendendo così il suo posto. Naturalmente, Hirosuke deve sbarazzarsi del cadavere e fare di tutto per recitare la parte alla perfezione, in modo da convincere persino Chiyoko, la moglie del defunto. Con l'ingente patrimonio di Komoda, il nostro Hirosuke riesce persino a realizzare il suo sogno: la costruzione della strabiliante isola Panorama, una sorta di gigantesco parco divertimenti per adulti. Non tutto, però, si risolve così facilmente e Hirosuke dovrà pagarne le conseguenze...

A livello di trama, il protagonista e i bizzarri accadimenti della storia mi hanno ricordato vagamente lo splendido Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Infatti, analogamente a Gray, Hirosuke non è malvagio fin nel midollo, ma arriva ciò nondimeno a compiere misfatti tremendi pur di ottenere il suo scopo: un'utopia edonista per raggiungere la quale è disposto a superare qualsiasi ostacolo. Le quasi trecento pagine di quest'opera onirica, assurda e venata da un erotismo esplicito e alquanto raffinato si leggono in modo dir poco scorrevole. Dal canto suo, la narrazione incalzante, che avanza seguendo una cadenza progressiva, raggiunge il culmine a partire da metà della storia fino alla sorprendente conclusione: in realtà, la vicenda di Hirosuke si conclude nell'unico modo possibile, e forse è proprio per questo che ha suscitato in me un forte senso di sorpresa. Da un punto di vista puramente tecnico, ancora una volta non posso che lodare il lavoro approntato da Maruo: sembra quasi che i suoi disegni suggestivi e dettagliati, sia per quanto riguarda i personaggi che le ambientazioni, siano nati proprio per illustrare al meglio le storie di Edogawa. Assistiamo, inoltre, a un prepotente tripudio di riferimenti artistici e culturali, tra cui spiccano l'attenta rappresentazione di numerose sculture italiane e la citazione visiva alla celebre "Ofelia" dipinta da Millais. L'edizione italiana a cura della Coconino Press offre pagine spesse di buona qualità e una traduzione davvero adeguata, ma non fornisce il benché minimo apparato redazionale; una pecca davvero evitabile. Tirando le somme, La strana storia dell'isola Panorama è una lettura singolare, a tratti poetica e inquietante, e certamente degna di nota. Consigliato ai palati più esigenti.