Recensione
Buddy Daddies
8.5/10
Ogni tanto mi capita di vedere un anime che, oltre a offrire qualche ora di pura evasione ed intrattenimento, abbia anche qualcosa da dire o qualche piacevole emozione da regalare: "Buddy Daddies" è senz’altro uno di questi.
Dentro c’è un po' di tutto : scene d’azione, momenti comici, slice of life, sentimento e momenti ad alta tensione emotiva, ma l’insieme viene sapientemente dosato con intelligenza ed equilibrio in un intreccio narrativo sempre fluido, coerente e coinvolgente.
L’incipit ricorda un famoso film dell’87 “Tre scapoli e un bebè”, ma in questo caso i protagonisti sono due uomini, due amici che condividono casa e “professione”. Kazuki e Rei non svolgono però un lavoro qualunque, ma sono due killer legati a una organizzazione criminale, con un passato complesso e traumatico che si ritrovano, per inaspettate complicazioni sorte nel corso di una “missione”, ad ospitare una travolgente bambina di quattro anni “Miri”, figlia di un boss mafioso (che loro stessi hanno ucciso) e di una madre sconosciuta, da rintracciare.
Kazuki e Rei sono diametralmente opposti: il primo è estroverso, amante delle donne e del gioco d’azzardo (fugge dai legami e da ogni coinvolgimento sentimentale per un grave trauma del passato); il secondo è introverso, taciturno, amante dei videogiochi (non ha mai avuto dei veri legami affettivi perché cresciuto con l’unico scopo di diventare una macchina per uccidere). I due protagonisti sono diversi per carattere ed attitudini, ma perfettamente complici e complementari anche dal punto di vista “professionale”.
La caratterizzazione dei personaggi è accurata, convincente, supportata da una robusta introspezione psicologica (anche attraverso emozionanti flash back), che li rende credibili e fortemente in grado di suscitare empatia.
La dinamica tra i due funziona sempre: brillante nei momenti di azione e nelle gag divertenti; toccante nei momenti in cui viene in rilievo la relazione amicale e affettiva. E se a questo aggiungiamo un’adorabile e pestifera bimba di quattro anni (capace di svegliare l’istinto materno/paterno anche di una pietra), il gioco è fatto.
È davvero impossibile non affezionarsi gradualmente a questa improbabile “famiglia”, le cui vicende, tra una risata ed un momento di commozione, riescono a toccare le corde più sensibili dell’animo umano e a porre implicitamente una serie di interrogativi con i quali è inevitabile confrontarsi…
"Buddy Daddies", in maniera leggera (almeno in apparenza), ma con un ritmo sempre vivace e non privo di colpi di scena, ti trasporta dentro la nuova vita dei due improvvisati “genitori” tra mille difficoltà domestiche, peripezie, nuove scoperte e soprattutto inaspettate piccole e grandi gioie quotidiane. E non è tutto… il cambiamento radicale che irrompe nella loro quotidianità inizierà a incidere un solco profondo anche negli animi dei due protagonisti che inizieranno a mettere in discussione tutta la loro esistenza e a rivedere la propria scala di valori e di priorità. Si troveranno davanti ad un bivio che li costringerà ad affrontare, una volta per tutte, i nodi irrisolti del passato e le ferite mai rimarginate.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La metafora di Rei, nella scena sulla ruota panoramica, “grazie a te, Miri, ho potuto vedere un panorama nuovo…” è la sintesi di un percorso e, contestualmente, l’inizio di una presa di coscienza e di una rinnovata consapevolezza.
Nonostante qualche sbavatura nel finale (forse un po' troppo semplicistico per la qualità dell’opera) che lascia con il fiato sospeso fino alla fine, ho apprezzato la scelta di chiudere il cerchio in maniera decisa, piena ed appagante, in linea con il tono generale dell'opera e coerentemente con il messaggio positivo che voleva dare.
Fine parte contenente spoiler
Dal punto di vista tecnico niente da eccepire. Ho apprezzato tutto: disegni, animazioni, fondali, musica, doppiaggio.
I personaggi sono dotati di una buona espressività che li rende veri, vibranti e coinvolgenti (io li ho adorati!).
Che dire... consiglio vivamente la visione di quest’anime rivelatosi un inaspettato, apprezzatissimo gioiellino!
Dentro c’è un po' di tutto : scene d’azione, momenti comici, slice of life, sentimento e momenti ad alta tensione emotiva, ma l’insieme viene sapientemente dosato con intelligenza ed equilibrio in un intreccio narrativo sempre fluido, coerente e coinvolgente.
L’incipit ricorda un famoso film dell’87 “Tre scapoli e un bebè”, ma in questo caso i protagonisti sono due uomini, due amici che condividono casa e “professione”. Kazuki e Rei non svolgono però un lavoro qualunque, ma sono due killer legati a una organizzazione criminale, con un passato complesso e traumatico che si ritrovano, per inaspettate complicazioni sorte nel corso di una “missione”, ad ospitare una travolgente bambina di quattro anni “Miri”, figlia di un boss mafioso (che loro stessi hanno ucciso) e di una madre sconosciuta, da rintracciare.
Kazuki e Rei sono diametralmente opposti: il primo è estroverso, amante delle donne e del gioco d’azzardo (fugge dai legami e da ogni coinvolgimento sentimentale per un grave trauma del passato); il secondo è introverso, taciturno, amante dei videogiochi (non ha mai avuto dei veri legami affettivi perché cresciuto con l’unico scopo di diventare una macchina per uccidere). I due protagonisti sono diversi per carattere ed attitudini, ma perfettamente complici e complementari anche dal punto di vista “professionale”.
La caratterizzazione dei personaggi è accurata, convincente, supportata da una robusta introspezione psicologica (anche attraverso emozionanti flash back), che li rende credibili e fortemente in grado di suscitare empatia.
La dinamica tra i due funziona sempre: brillante nei momenti di azione e nelle gag divertenti; toccante nei momenti in cui viene in rilievo la relazione amicale e affettiva. E se a questo aggiungiamo un’adorabile e pestifera bimba di quattro anni (capace di svegliare l’istinto materno/paterno anche di una pietra), il gioco è fatto.
È davvero impossibile non affezionarsi gradualmente a questa improbabile “famiglia”, le cui vicende, tra una risata ed un momento di commozione, riescono a toccare le corde più sensibili dell’animo umano e a porre implicitamente una serie di interrogativi con i quali è inevitabile confrontarsi…
"Buddy Daddies", in maniera leggera (almeno in apparenza), ma con un ritmo sempre vivace e non privo di colpi di scena, ti trasporta dentro la nuova vita dei due improvvisati “genitori” tra mille difficoltà domestiche, peripezie, nuove scoperte e soprattutto inaspettate piccole e grandi gioie quotidiane. E non è tutto… il cambiamento radicale che irrompe nella loro quotidianità inizierà a incidere un solco profondo anche negli animi dei due protagonisti che inizieranno a mettere in discussione tutta la loro esistenza e a rivedere la propria scala di valori e di priorità. Si troveranno davanti ad un bivio che li costringerà ad affrontare, una volta per tutte, i nodi irrisolti del passato e le ferite mai rimarginate.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La metafora di Rei, nella scena sulla ruota panoramica, “grazie a te, Miri, ho potuto vedere un panorama nuovo…” è la sintesi di un percorso e, contestualmente, l’inizio di una presa di coscienza e di una rinnovata consapevolezza.
Nonostante qualche sbavatura nel finale (forse un po' troppo semplicistico per la qualità dell’opera) che lascia con il fiato sospeso fino alla fine, ho apprezzato la scelta di chiudere il cerchio in maniera decisa, piena ed appagante, in linea con il tono generale dell'opera e coerentemente con il messaggio positivo che voleva dare.
Fine parte contenente spoiler
Dal punto di vista tecnico niente da eccepire. Ho apprezzato tutto: disegni, animazioni, fondali, musica, doppiaggio.
I personaggi sono dotati di una buona espressività che li rende veri, vibranti e coinvolgenti (io li ho adorati!).
Che dire... consiglio vivamente la visione di quest’anime rivelatosi un inaspettato, apprezzatissimo gioiellino!