Recensione
Insomniacs After School
9.0/10
“Ho questa sensazione: se non la tenessi per mano, Magari si scioglierebbe in questa bianca estate, e l’estate stessa finirebbe in quell’istante...”
Questo è il pensiero di Nakami Ganta in un giorno di una calda, assolata e indimenticabile estate della sua adolescenza. Parole suggestive e dal sapore lievemente malinconico che rispecchiano lo stile di “Insomniacs After School”, adattamento anime in tredici episodi del manga scritto e disegnato da Ojiro Makoto e tutt’ora in corso di realizzazione.
“Insomniacs After School” ci racconta una storia semplice che ha per protagonisti due adolescenti “normali”, lontani dall’immagine tipica dei protagonisti delle opere del genere rom-com scolastica. Magari Isaki e Nakami Ganta non sono i più popolari della scuola, non sono bellocci, non sono “cool” e non sono nemmeno i primi nello studio o nello sport. Sono soltanto due liceali piuttosto comuni e caratterialmente diversi tra loro, accomunati apparentemente soltanto da una cosa: soffrono entrambi di insonnia.
Sarà proprio l’insonnia la causa del loro incontro nel vecchio osservatorio della scuola e l’origine di un’amicizia che, alimentandosi della complicità per la condivisione, prima di un problema, poi di un progetto, e infine di un sogno da realizzare insieme, si trasformerà in un sentimento più profondo...
Ma allora che cos’ha di speciale questa serie e perché ne consiglio la visione?
La risposta è semplice: “Insomniacs After School” non è l’ennesima fotocopia di tante altre commedie del genere scolastico e la sua cifra stilistica sta proprio nel fare della normalità e del realismo il suo punto di forza.
E poi, a fare veramente la differenza è una produzione di grande livello tecnico: a partire da una regia elegante e raffinata (quasi cinematografica) che enfatizza inquadrature, pause e silenzi e sfrutta in pieno le potenzialità di un’animazione fluida e gradevole; per continuare con alcuni splendidi sfondi che riescono a creare sempre l'atmosfera perfetta; per finire con un ottimo comparto sonoro che ci regala anche un’interessantissima ending.
L’insieme combinato di tutti questi fattori consente allo spettatore di “immergersi” sempre dentro la scena, di immedesimarsi nelle emozioni dei personaggi, di percepire, come vissute in prima persona, sensazioni quali: lo stupore di fronte alla bellezza di un paesaggio, l’incanto di un’alba sul mare o di uno sfavillante cielo stellato, la magia di addormentarsi cullati dal battito del cuore della persona cara, l’emozione dirompente del primo bacio.
La cura del dettaglio è presente anche nella gestualità e nell’espressività estremamente naturali e realistiche dei personaggi, che contribuiscono a definirne il carattere e la personalità rendendoli “tridimensionali”.
Ad esempio, ho adorato l’irresistibile espressione tenera e “birichina” di Magari quando si diverte a stuzzicare bonariamente Nakami, oppure la sua risata improvvisa e cristallina che riesce a trascinare nell’ilarità anche il suo compagno di avventure (decisamente più serioso e meno incline a cogliere l’aspetto divertente della vita) o, ancora, lo sguardo acceso e luminoso di chi desidera vivere il presente assaporando ogni momento. Questi sono solo alcuni aspetti distintivi di questo riuscitissimo personaggio femminile dal carattere socievole, istintivo e tendenzialmente ottimista, nonostante un problema di salute che ne ha condizionato l’esistenza.
La personalità di Magari è perfettamente complementare a quella di Nakami, dal carattere più introverso, riflessivo e insicuro, ma che, rispetto a tutti gli altri personaggi, subisce l'evoluzione più profonda alla quale corrisponde un cambiamento del suo comportamento, progressivamente meno controllato e metodico e sempre più spontaneo e risoluto. Evoluzione visibile anche nel mutamento delle sue espressioni, meno spente e sfuggenti e sempre più di stupore e coinvolgimento.
Tale approfondita caratterizzazione contribuisce non solo a dare spessore e consistenza ai personaggi, ma anche a rendere più realistica e verosimile la loro interazione, che diventa sempre più confidenziale, più complice e più intima (ho amato ad esempio le scene in cui i due ragazzi utilizzano una app vocale per registrare i loro pensieri da inviare all’altro nelle notti insonni).
Il percorso di maturazione psicologica e sentimentale fatto dai protagonisti, oltre ad essere naturale e credibile, si conclude con un finale compiuto, emozionante e coerente con il tono dell’opera, non escludendo, tuttavia, un’eventuale possibile prosecuzione della storia.
Anche i personaggi secondari, nonostante non vengano particolarmente approfonditi, risultano essere ben caratterizzati ed hanno una loro precisa identità. Io, in particolare, ho adorato l’insegnante Usako Kurashiki e l’amico di Nakami, Tao Ukegawa.
In conclusione, “Insomniacs After School” non è soltanto una storia romantica, ma è fondamentalmente un racconto di formazione; una rappresentazione leggera, convincente e credibile del difficile passaggio dall’adolescenza alla maturità attraverso quell’inevitabile viaggio alla scoperta di sé, per il superamento delle proprie insicurezze e della proprie paure di affrontare il futuro.
Per raccontarci questa storia, l'opera ci risparmia i soliti cliché triti e ritriti, inutili melodrammi (nonostante siano presenti situazioni drammatiche legate al vissuto dei protagonisti), estenuanti tira e molla e personaggi forzati o surreali.
Ci regala, piuttosto, delle piccole perle: alcuni sfondi mozzafiato, delle scene registicamente magistrali, qualche tocco di poesia e, personalmente, una sensazione piacevole e un po’ nostalgica di emozioni e immagini che riaffiorano da lontano... da qualche angolo dimenticato della mente.
Questo è il pensiero di Nakami Ganta in un giorno di una calda, assolata e indimenticabile estate della sua adolescenza. Parole suggestive e dal sapore lievemente malinconico che rispecchiano lo stile di “Insomniacs After School”, adattamento anime in tredici episodi del manga scritto e disegnato da Ojiro Makoto e tutt’ora in corso di realizzazione.
“Insomniacs After School” ci racconta una storia semplice che ha per protagonisti due adolescenti “normali”, lontani dall’immagine tipica dei protagonisti delle opere del genere rom-com scolastica. Magari Isaki e Nakami Ganta non sono i più popolari della scuola, non sono bellocci, non sono “cool” e non sono nemmeno i primi nello studio o nello sport. Sono soltanto due liceali piuttosto comuni e caratterialmente diversi tra loro, accomunati apparentemente soltanto da una cosa: soffrono entrambi di insonnia.
Sarà proprio l’insonnia la causa del loro incontro nel vecchio osservatorio della scuola e l’origine di un’amicizia che, alimentandosi della complicità per la condivisione, prima di un problema, poi di un progetto, e infine di un sogno da realizzare insieme, si trasformerà in un sentimento più profondo...
Ma allora che cos’ha di speciale questa serie e perché ne consiglio la visione?
La risposta è semplice: “Insomniacs After School” non è l’ennesima fotocopia di tante altre commedie del genere scolastico e la sua cifra stilistica sta proprio nel fare della normalità e del realismo il suo punto di forza.
E poi, a fare veramente la differenza è una produzione di grande livello tecnico: a partire da una regia elegante e raffinata (quasi cinematografica) che enfatizza inquadrature, pause e silenzi e sfrutta in pieno le potenzialità di un’animazione fluida e gradevole; per continuare con alcuni splendidi sfondi che riescono a creare sempre l'atmosfera perfetta; per finire con un ottimo comparto sonoro che ci regala anche un’interessantissima ending.
L’insieme combinato di tutti questi fattori consente allo spettatore di “immergersi” sempre dentro la scena, di immedesimarsi nelle emozioni dei personaggi, di percepire, come vissute in prima persona, sensazioni quali: lo stupore di fronte alla bellezza di un paesaggio, l’incanto di un’alba sul mare o di uno sfavillante cielo stellato, la magia di addormentarsi cullati dal battito del cuore della persona cara, l’emozione dirompente del primo bacio.
La cura del dettaglio è presente anche nella gestualità e nell’espressività estremamente naturali e realistiche dei personaggi, che contribuiscono a definirne il carattere e la personalità rendendoli “tridimensionali”.
Ad esempio, ho adorato l’irresistibile espressione tenera e “birichina” di Magari quando si diverte a stuzzicare bonariamente Nakami, oppure la sua risata improvvisa e cristallina che riesce a trascinare nell’ilarità anche il suo compagno di avventure (decisamente più serioso e meno incline a cogliere l’aspetto divertente della vita) o, ancora, lo sguardo acceso e luminoso di chi desidera vivere il presente assaporando ogni momento. Questi sono solo alcuni aspetti distintivi di questo riuscitissimo personaggio femminile dal carattere socievole, istintivo e tendenzialmente ottimista, nonostante un problema di salute che ne ha condizionato l’esistenza.
La personalità di Magari è perfettamente complementare a quella di Nakami, dal carattere più introverso, riflessivo e insicuro, ma che, rispetto a tutti gli altri personaggi, subisce l'evoluzione più profonda alla quale corrisponde un cambiamento del suo comportamento, progressivamente meno controllato e metodico e sempre più spontaneo e risoluto. Evoluzione visibile anche nel mutamento delle sue espressioni, meno spente e sfuggenti e sempre più di stupore e coinvolgimento.
Tale approfondita caratterizzazione contribuisce non solo a dare spessore e consistenza ai personaggi, ma anche a rendere più realistica e verosimile la loro interazione, che diventa sempre più confidenziale, più complice e più intima (ho amato ad esempio le scene in cui i due ragazzi utilizzano una app vocale per registrare i loro pensieri da inviare all’altro nelle notti insonni).
Il percorso di maturazione psicologica e sentimentale fatto dai protagonisti, oltre ad essere naturale e credibile, si conclude con un finale compiuto, emozionante e coerente con il tono dell’opera, non escludendo, tuttavia, un’eventuale possibile prosecuzione della storia.
Anche i personaggi secondari, nonostante non vengano particolarmente approfonditi, risultano essere ben caratterizzati ed hanno una loro precisa identità. Io, in particolare, ho adorato l’insegnante Usako Kurashiki e l’amico di Nakami, Tao Ukegawa.
In conclusione, “Insomniacs After School” non è soltanto una storia romantica, ma è fondamentalmente un racconto di formazione; una rappresentazione leggera, convincente e credibile del difficile passaggio dall’adolescenza alla maturità attraverso quell’inevitabile viaggio alla scoperta di sé, per il superamento delle proprie insicurezze e della proprie paure di affrontare il futuro.
Per raccontarci questa storia, l'opera ci risparmia i soliti cliché triti e ritriti, inutili melodrammi (nonostante siano presenti situazioni drammatiche legate al vissuto dei protagonisti), estenuanti tira e molla e personaggi forzati o surreali.
Ci regala, piuttosto, delle piccole perle: alcuni sfondi mozzafiato, delle scene registicamente magistrali, qualche tocco di poesia e, personalmente, una sensazione piacevole e un po’ nostalgica di emozioni e immagini che riaffiorano da lontano... da qualche angolo dimenticato della mente.