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Già all'annuncio c'erano stati soprattutto pareri di obiezione nei confronti di questa nuova serie, e tutti per ragioni abbastanza comprensibili.
Per parte mia, nonostante abbia sempre tenuto a freno le eccessive aspettative, e non essendo grande fan di questi mix di serie e film in formati diversi, col tempo ho sempre più manifestato un interesse enorme che non si è mai estinto, e che a fine visione è ancora abbastanza presente per quanto riguarda il (possibile) futuro.

Inizio col togliermi subito di torno i principali difetti che ho riscontrato: innanzitutto l'animazione giocava da subito un ruolo essenziale, e il sapere che dietro ci fosse lo stesso Studio responsabile di "Ghost in the Shell" (sia film che serie, entrambe guarda caso con al centro il medesimo tema di "Terminator") alzava nettamente la posta, e si può dire che il risultato finale è decisamente riuscito, almeno sul piano della costruzione degli ambienti e soprattutto dell'illuminazione; il design dei personaggi è ben congegnato, ma purtroppo almeno all'inizio risulta un po' troppo legnoso nei movimenti, più che altro quelli relativi alle sequenze "tranquille", mentre in quelle più d'azione si ha il dinamismo adatto, alzando sempre più il livello via via che si procede.
Ma il distacco principale lo si ha soprattutto nel rappresentare le due facce della vicenda: per sottolineare ancora d più la differenza, tutto ciò che è tecnologico è realizzato in 3D, il che può sicuramente aiutare in determinati punti, ma anche stordire per come la CGI non si armonizzi totalmente col resto.

Altra questione spinosa è relativa al fatto che, nonostante la sua breve durata, diviene man mano sempre più evidente come il tutto sia solo una grande introduzione a qualcosa di ancora più grande che dovrà essere raccontato; tuttavia, questo è un limite che può infastidire a seconda della sensibilità di ognuno, perché, dal canto mio, pur riscontrando una leggera sensazione di amarezza, mi ha comunque trovato ben disposto a proseguire questa nuova battaglia con questi nuovi protagonisti.

E infine, piglio mio personale, il nuovo modo di intendere i viaggi temporali, a meno che non siate super-appassionati di tale argomento, rischia di andare a sconvolgere troppo il ben più semplice metodo introdotto nei film (sebbene sia figlio dei suoi tempi), facendosi capire ma complicando anche più del dovuto il discorso relativo alla fluidità del tempo, ma per fortuna è poca cosa all'interno della serie, che mantiene il suo apice nel confronto tra Uomo e Macchina su più livelli.

Posso affermare che la mia soddisfazione per "Terminator Zero" è stata tanta, proprio per come ha saputo trasmettere e al tempo stesso rinvigorire la filosofia dei precedenti: la lotta qui prende sempre il via da un viaggio temporale, che però trasporta la nuova guerriera dal futuro, Eiko, nel Giappone del 1997, seguita ovviamente dal Terminator di turno; entrambi sono alla ricerca di Malcolm Lee, scienziato che sta per lanciare il proprio contrattacco a Skynet.
Esatto, Malcolm è consapevole di quanto potrebbe accadere in futuro, e ha programmato una nuova AI denominata Kokoro per impedire il Giorno del Giudizio... ma non è detto che essa sia la risposta giusta.
Da qui, tutti prenderanno una propria strada, per poi convergere nello stesso punto nel giro di poche ma decisive ore, e molti più segreti e teorie verranno svelati e messi in discussione, e il tutto nel modo più diretto e crudo, senza risparmiare davvero niente e nessuno, e con tutti disposti proprio a tutto per aver successo nei loro scopi.

I nuovi protagonisti per certi versi iniziano in maniera piuttosto tradizionale, senza essere copie carboni degli storici volti della saga, ma perlopiù nel ripetere effettivamente dinamiche già viste, anche se in maniera differente; ma a poco a poco anche questi vengono decisamente ridimensionati, svelando di più sulle loro storie e portandoli a rimettere in discussione i loro approcci, ma andare troppo a fondo su ciò mi costringerebbe a 'spoilerare' quasi tutto, quindi mi limito a dire che ogni personaggio svolge il proprio ruolo a puntino, con una caratterizzazione ben impostata ma non per questo immutabile.
Sicuramente quelli che meglio rappresentano quanto detto sono Misaki e Kokoro, che porteranno il tutto su piani ben più complessi e articolati di quanto visto finora, riprendendo tanto lo spirito di Cameron quanto uno più simil-Oshii, specialmente nei dialoghi, mai banali né fini a sé stessi, e per nulla pesanti o ridondanti nonostante i contenuti non propriamente semplici; questi e altri sottili dettagli rendono anche comprensibile e accettabile il cambio di scenario dagli USA al Giappone, anch'esso non esattamente a corto di espedienti tecnologici.
E lo stesso Terminator non avrà magari il volto né il carisma di Schwarzenegger, ma non per questo è meno letale o sorprendente.

Evitando quindi di andare troppo oltre, e al netto dei limiti riscontrati, promuovo senza problemi "Terminator Zero" per averci restituito il sapore classico della saga, rendendola più contemporanea al tempo stesso, facendo desiderare una continuazione che proceda senza più freni dettati dalla sua introduzione.

Anche se come sottolinea la saga stessa, il Futuro non è mai certo, ma non per questo bisogna smettere di pensare al meglio.