logo GamerClick.it

6.0/10
-

Attenzione: la recensione contiene spoiler

C'è qualcosa che non va nell'anime di "86 - Eighty Six" (da qui in poi solo "86" per comodità). Ed è qualcosa di grosso.
Recensione full spoiler, siete avvertiti. Se non avete visto l'anime non leggete.

Ancora una volta metto le mani avanti: non ho letto la novel, né a questo punto penso che lo farò, perché la visione di questo anime, onestamente, mi ha lasciato parecchia delusione.
Le premesse erano ottime: un incrocio tra "L'Attacco dei Giganti" e "The Sky Crawlers" (tra l'altro rivisto proprio subito prima degli ultimi episodi di "86", altro livello).

L'incipit è anche interessante, con la presentazione dei vari personaggi, l'handler Lena, tanto giovane quanto idealista, e lo squadrone degli Spearhead capitanati da Shin/Undertaker. I primi scricchiolii però sono proprio nel world building. Che a uno sguardo superficiale è decisamente molto interessante, ma che poi risulta incoerente.

In "86" la Repubblica di San Magnolia è un chiusone senza sbocchi a mare, che si dota di un cuscinetto di "schiavi/soldati", gli 86 appunto, con gli altri 85 distretti separati da quello esterno, che funge da linea difensiva contro la Legione (ci arriviamo alla critica anche sul nemico). L'espulsione degli 86 però, a inizio guerra, non viene in alcun modo giustificata: è un fatto razziale? Come è possibile che gli 86, che sembrano davvero tanti, visto che i ragazzi vengono continuamente mandati al fronte come carne da macello, si siano fatti buttare fuori senza colpo ferire? O ci sono state delle proteste? E se ci sono state perché non vengono raccontate?

Anche una Nord Corea, per quanto isolata, ha contatti diplomatici con le altre nazioni. Eppure ci sono dei sistemi di comunicazione apparentemente a lungo raggio usati dalla Federazione e dagli altri stati. Perché San Magnolia non risponde? Non si sa. Perché, vista la tecnologia avanzatissima che sembra esserci, da questi carri armati artropodi che caratterizzano la serie, al Para-Raid, ai sintetizzatori di cibo, non viene sfruttata anche l'aviazione? Non si sa. Nel finale tirano fuori un aeroplano e si vedono anche degli elicotteri. Mi state dicendo che in questo contesto tecnologico non si può volare da un posto all'altro del mondo e non esistono satelliti? E, se esistevano e sono stati battuti dalla Legione, perché non dirlo?

Ma di cose che non tornano a livello di world building ce ne sono davvero una marea, come il lassismo di un esercito di una nazione apparentemente semi-dittatoriale e imperialista, cosa che non ha veramente alcun riscontro storico-sociale nella realtà. E le stesse insubordinazioni di Lena che, per quanto sia privilegiata per la sua estrazione sociale e provenienza, se la cava assurdamente sempre con una pacca sulla spalla. O il fatto che un'intera nazione di milioni di persone creda alla balla che i mezzi da combattimento siano pilotati da computer.

E una grossa parentesi va fatta sulla Legione, esercito di mezzi autonomi pilotati da intelligenza artificiale, creati da un impero ormai decaduto - e soppiantato dalla Federazione - che controlla un non meglio precisato territorio, che sembra autoprodursi. E che, poiché sembra avere una scadenza (! - tra l'altro poi dettaglio che finisce nel dimenticatoio) acquisisce le personalità dei soldati caduti e le sfrutta per avere dei "veri" processori a guidare i mezzi chiave che gestiscono le battaglie con maggiore efficienza. È un nemico senza volto e senza una ragione d'essere, un ottuso computer che continua a tirar dritto nella sua missione distruttiva. Le storie di guerra funzionano se si riesce a dare anima, volto, concretezza a un nemico. Perché, ancora una volta tiro in ballo i Giganti, Reiner, Zeke, Annie e compagnia funzionano? Perché sono nemici ma anche persone (passatemela) vere. Con volti, idee, personalità. La Legione è un vuoto pneumatico di narrazione.

Con grande sforzo si passa sopra a tutto questo, si fa finta di non vederlo e si riesce ad apprezzare il tema portante della serie: la morte. Quotidiana, ineluttabile. Si apprezza il rapporto tra Lena e Shin, tra lei e gli altri processori. Le dinamiche, per quanto basilari, all'interno del gruppo. In "86" si muore, tanto quanto e forse più de "L'Attacco dei Giganti". Ma non basta.

Il problema è che, proprio a livello narrativo, "86" a metà strada - dopo una prima parte tutto sommato sufficiente e nel finale anche commovente - inizia a contraddire se stesso. O meglio, sembra mentire allo spettatore. Perché al termine del primo cour vediamo Fido spegnersi, gli 86 riversi al suolo e lo stesso Shin apparentemente vittima della Legione. Ma appena inizia la seconda metà tutto questo viene ribaltato. I nostri sono relativamente vivi e vegeti, Fido viene riattivato eccetera eccetera. Questo è un errore classico per chi è uno scrittore amatoriale, mostrare qualcosa e poi rimangiarsela.

Idem quando Shin sembra "sentire" la voce di Lena. La sta salutando? O è morta ed è finita in un ragno della Legione? E poi...

Tutta la seconda parte dell'anime è funestata dalla presenza di Frederica, la cui side story è totalmente inutile e anzi diventa odiosamente preponderante. Il personaggio si affeziona artificialmente a Shin perché le ricorda il suo protettore Kiri - i due erano lontani parenti, stesso cognome - e non aggiunge davvero nulla né alla trama in sé né, tanto meno, alla crescita dei personaggi. Anzi, è davvero un innesto fastidioso, petulante, ridondante.

Non ho parlato, volutamente, dei "poteri" di Shin, creati chiaramente per avere dei facili inneschi narrativi, ma che possiamo accettare. Ma velo pietoso sulle capacità di Frederica, per i motivi di cui sopra. La bambina funge da deus ex machina in svariati contesti, per chi è anche solo un minimo smaliziato nel fruire di film, serie, libri, fumetti, capisce immediatamente quanto tutto quello che giri intorno a lei risulti forzato.

Il finale è gestito così male che si arranca controvoglia. Ovviamente il gruppo si ritrova di nuovo isolato in pieno territorio nemico, a caccia di un'arma di distruzione di massa con al suo interno il "cervello" di Kiri, l'ex cavaliere di Frederica. Un antagonista ancor più vuoto della macchina che controlla, un personaggio che nulla dà alla storia, che va battuto perché sì. Totalmente privo di mordente, con il quale è impossibile empatizzare.

Si arriva, con un sospiro di sollievo, a una conclusione ovviamente scontatissima: tutti vivi, tutti felici - la guerra c'è ma ehi, ora ci si può spostare da una nazione all'altra senza problemi - e, all'ultimo respiro, finalmente gli 86 e Lena si incontrano per la prima volta. Un contentino di due minuti a fronte di ben due episodi conclusivi post battaglia finale di una noia abissale.

Quel che "salva", ma solo in parte, l'anime è sicuramente la realizzazione tecnica, che si mantiene molto alta, e soprattutto le musiche davvero epiche e incalzanti di Hiroyuki Sawano. Per il resto a tirare la carretta nella seconda metà sono quei pochi frammenti di episodi nei quali vediamo Lena e quei dettagli che ci fanno capire che Shin sta precipitando in una certa misura nella follia.

"86 - Eighty Six" è più che una mezza delusione. Una storia con tante potenzialità, funestata però da troppe ingenuità, sia nella costruzione del mondo sia nella scrittura di alcuni personaggi, che infine nella messa in scena degli eventi. Avrei anche potuto scrivere il doppio, andando ad analizzare una miriade di piccole e grandi criticità. A fronte di una solida, quanto illusoria prima parte, 86 si rivela essere un anime vuoto, davvero poco originale nei contenuti e senza quel guizzo - se non nella parte tecnica, l'unica cosa che mi impedisce di dare un voto inferiore al 6 politico - che lo potesse fare uscire dalla mediocrità.