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8.0/10
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Secondo film realizzato da Bong Joon-ho al di fuori della Corea, un'opera, per certi versi, "atipica" nella sua filmografia, ma perfettamente in linea con la poetica del regista, che riesce, infatti, a creare un grande equilibrio tra elementi reali e più surreali per raccontare una sorta di favola in cui la piccola Mija cerca in tutti i modi di riportare a casa il suo “supermaiale” Okja, selezionato dall’azienda Mirando per dare una svolta al campo dell’allevamento e della produzione, incontrando ostacoli sempre più opprimenti, simboleggiati dalla ricerca di potere di altri più intenzionati a sfruttare Okja per i loro scopi.

Bong gioca perfettamente con le aspettative, riscrivendo i ruoli e le situazioni tipiche di questo tipo di storie, condendo il tutto della sua solita ironia nera e sopra le righe mista, e un acceso senso di dramma, per cui anche i momenti apparentemente più lieti si rivelano carichi di amare constatazioni.
Ogni personaggio è mosso dai propri fini egoistici, inclusa la giovane Mija, resa ottimamente da Ahn Seo-hyun, che vuole solo riavere la sua amica, mossa da sentimenti sinceri, ma incapace di comprendere la ben più complessa natura delle cose intorno a lei. Mentre il resto dei personaggi più adulti e “maturi” influenzano a proprio modo la realtà, finendo col mostrare più facce: dai dirigenti della Mirando, incarnati brillantemente da Tilda Swinton nel doppio ruolo delle gemelle apparentemente opposte, Jake Gyllenhaal come l’euforico veterinario più simile ad uno showman, e Giancarlo Esposito come il più pragmatico direttore, ma anche i membri dell’ALF guidati da Paul Dano e Steven Yeun, attivisti devoti alla salvaguardia degli animali ma pronti a sfruttare qualunque mezzo pur di riuscire nei loro scopi, rivelandosi altrettanto incapaci nel gestire le cose.

Una storia che in fondo non risparmia nessuno, che getta un clinico e cinico occhio sulla natura dell’abuso sugli animali, sulle conseguenze dello sfruttamento ambientale, e sul volitivo carattere degli umani che, in ogni caso, tanto nel causare quanto nel risolvere la situazione, finiscono solo col complicarla senza potere, o volere davvero rimettere a posto le cose.