Recensione
L'attacco dei giganti
8.0/10
C'è da considerare una cosa, prima di iniziare la recensione: io ho una predilezione per i personaggi giganti. Giganti non nel senso di grandi e grossi, ma proprio giganti, un po' come molti adorano gli elfi, i vampiri, ecc. Per cui non potevo assolutamente non interessarmi al manga che ha anche solo nel titolo l'oggetto della mia "passione", e da lì sono passata all'anime. Ad essere sincera, dato il successo che il titolo ha avuto e continua ad avere, mi chiedo se anche molta gente non abbia le mie stesse "inclinazioni". Ma sto divagando.
L'anime de "L'attacco dei giganti" è una trasposizione piuttosto fedele dell'omonimo manga, la cui trama (che ormai sanno anche i sassi) tratta di un'umanità ormai messa in ginocchio da un'orda di famelici, stupidi e deformi giganti. Il protagonista è il solito ragazzo degli shonen che vuole assolutamente liberare l'umanità da tali creature, assieme ad altri ragazzi come lui. La trama non si discosta per nulla da quella del manga e rimane appassionante per l'alta mortalità dei personaggi e la loro lotta per la libertà in un mondo tanto crudele. Come nel manga i protagonisti, pur avendo una buona introspezione psicologica, non si staccano troppo dai loro ruoli soliti, anche se ho apprezzato che Eren, pur essendo un protagonista di uno shonen, per cui aumenta la sua capacità nel combattimento, non è il personaggio più forte degli altri e raramente il suo aiuto è risolutivo. I personaggi femminili hanno un forte peso nella trama e nei combattimenti, e che io ricordi non sono presenti scene ecchi.
Sicuramente un aspetto che ha fatto esplodere il fenomeno di questo titolo (già il manga era famoso, ma appena è uscito il primo episodio "Shingeki no Kyojin" è diventata una mania, e non esagero) è la qualità tecnica. Si è puntato sulle animazioni, la musica e, sopratutto, la grafica migliorata in tutto. Quei personaggi squadrati, dai braccini rachitici, sproporzionati e disegnati tutti uguali da Hajime Isajama, nell'anime finalmente acquisiscono un aspetto gradevole e riconoscibile. Quei distretti anonimi in cui vivevano i personaggi ora sono molto più particolareggiati. Le folle non sono più scarabocchi. I giganti... sono rimasti invece praticamente uguali, perché è anche nella loro bruttezza (grafica) che risiede il disgusto che suscitano.
Le animazioni sono di buon livello, e nei numerosi combattimenti si capisce finalmente cosa sta succedendo; forse alcuni episodi mostrano delle scene praticamente ferme, ma sono rare occasioni.
La trasposizione da carta a animazione è buona... o quasi. Non viene cambiato o sottratto quasi nulla rispetto al manga, ma semmai viene aggiunto. Di base c'è solo un episodio filler (un riassunto a metà serie, praticamente inutile), ma in pratica ci sono molte scene che, se nel manga duravano poco, nell'anime vengono allungate e parecchio (come l'intero episodio che vede Armin cercare di convincere i generali a non sparare), mentre l'addestramento dei protagonisti, che nel manga era mostrato come un flashback, nell'anime avviene solo cronologicamente prima.
Altre libertà che l'anime si prende è una lieve censura della violenza, infatti non sempre vengono mostrate completamente le numerosissime morti degli esseri umani.
Il ritmo degli episodi, a causa delle scene allungate di cui ho detto sopra, è un po' altalenante, alcuni episodi pieni di azione concitata sono seguiti da altri molto più riflessivi. L'anime copre praticamente solo otto volumi del manga, per cui il finale è aperto e molti misteri della trama non vengono svelati, ma sicuramente è già in cantiere una seconda serie.
La musica non mi ha troppo entusiasmato, si passa da brani epici nelle scene più importanti a pezzi elettronici che non mi hanno detto nulla. Discorso a parte per le sigle, sia d'apertura che di chiusura: mi sono piaciute tutte.
Il doppiaggio che ho seguito era solo in giapponese, e mi è sembrato ben fatto.
In conclusione, è un'ottima trasposizione che piacerà sia a chi ha già amato il manga sia a chi non lo conosceva prima e magari provava repulsione per i disegni sia per chi cerca una buona serie shonen con combattimenti particolari e non basati su colpi speciali gridati al vento, finalmente.
L'anime de "L'attacco dei giganti" è una trasposizione piuttosto fedele dell'omonimo manga, la cui trama (che ormai sanno anche i sassi) tratta di un'umanità ormai messa in ginocchio da un'orda di famelici, stupidi e deformi giganti. Il protagonista è il solito ragazzo degli shonen che vuole assolutamente liberare l'umanità da tali creature, assieme ad altri ragazzi come lui. La trama non si discosta per nulla da quella del manga e rimane appassionante per l'alta mortalità dei personaggi e la loro lotta per la libertà in un mondo tanto crudele. Come nel manga i protagonisti, pur avendo una buona introspezione psicologica, non si staccano troppo dai loro ruoli soliti, anche se ho apprezzato che Eren, pur essendo un protagonista di uno shonen, per cui aumenta la sua capacità nel combattimento, non è il personaggio più forte degli altri e raramente il suo aiuto è risolutivo. I personaggi femminili hanno un forte peso nella trama e nei combattimenti, e che io ricordi non sono presenti scene ecchi.
Sicuramente un aspetto che ha fatto esplodere il fenomeno di questo titolo (già il manga era famoso, ma appena è uscito il primo episodio "Shingeki no Kyojin" è diventata una mania, e non esagero) è la qualità tecnica. Si è puntato sulle animazioni, la musica e, sopratutto, la grafica migliorata in tutto. Quei personaggi squadrati, dai braccini rachitici, sproporzionati e disegnati tutti uguali da Hajime Isajama, nell'anime finalmente acquisiscono un aspetto gradevole e riconoscibile. Quei distretti anonimi in cui vivevano i personaggi ora sono molto più particolareggiati. Le folle non sono più scarabocchi. I giganti... sono rimasti invece praticamente uguali, perché è anche nella loro bruttezza (grafica) che risiede il disgusto che suscitano.
Le animazioni sono di buon livello, e nei numerosi combattimenti si capisce finalmente cosa sta succedendo; forse alcuni episodi mostrano delle scene praticamente ferme, ma sono rare occasioni.
La trasposizione da carta a animazione è buona... o quasi. Non viene cambiato o sottratto quasi nulla rispetto al manga, ma semmai viene aggiunto. Di base c'è solo un episodio filler (un riassunto a metà serie, praticamente inutile), ma in pratica ci sono molte scene che, se nel manga duravano poco, nell'anime vengono allungate e parecchio (come l'intero episodio che vede Armin cercare di convincere i generali a non sparare), mentre l'addestramento dei protagonisti, che nel manga era mostrato come un flashback, nell'anime avviene solo cronologicamente prima.
Altre libertà che l'anime si prende è una lieve censura della violenza, infatti non sempre vengono mostrate completamente le numerosissime morti degli esseri umani.
Il ritmo degli episodi, a causa delle scene allungate di cui ho detto sopra, è un po' altalenante, alcuni episodi pieni di azione concitata sono seguiti da altri molto più riflessivi. L'anime copre praticamente solo otto volumi del manga, per cui il finale è aperto e molti misteri della trama non vengono svelati, ma sicuramente è già in cantiere una seconda serie.
La musica non mi ha troppo entusiasmato, si passa da brani epici nelle scene più importanti a pezzi elettronici che non mi hanno detto nulla. Discorso a parte per le sigle, sia d'apertura che di chiusura: mi sono piaciute tutte.
Il doppiaggio che ho seguito era solo in giapponese, e mi è sembrato ben fatto.
In conclusione, è un'ottima trasposizione che piacerà sia a chi ha già amato il manga sia a chi non lo conosceva prima e magari provava repulsione per i disegni sia per chi cerca una buona serie shonen con combattimenti particolari e non basati su colpi speciali gridati al vento, finalmente.