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10.0/10
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Inu-Yasha è stato il primo manga che io abbia letto e che mi abbia coinvolto a tal punto da convincermi a comprarlo. Per questo, per il mio povero portafoglio e per tanti altri motivi, nonostante sia ora orientata verso altri generi è per me indimenticabile.
La trama avvincente, il susseguirsi senza sosta di battaglie, combattimenti e litigi e il mix di azione, avventura e amore che lo contraddistingue, tutti questi fattori servono a renderlo fantastico, nonché, a mio avviso, il capolavoro tra le opere finora realizzate da Rumiko Takahashi.
E se in Ranma il rapporto tra i protagonisti era ostacolato e contrastato oltre ogni dire dai trucchi, le eccentricità strambe e le azioni scalmanate degli altri personaggi ai limiti della pazzia, Inu-Yasha non è da meno.

<i>«L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.»</i> (Gustave Flaubert)
In Inu-Yaha è proprio così.
Tutto ruota attorno alla Sfera dei Quattro Spiriti, prezioso e pericoloso monile capace di incrementare il potere dei demoni e mezzo demoni che ne vengano in possesso e in caso degli uomini di aumentarne la forza e la parte oscura del proprio cuore.
Ritenuta scomparsa insieme alla sacerdotessa Kikyo che la custodiva, questa ricompare con Kagome, giovane quindicenne studentessa delle medie.
Cadendo nel pozzo Mangiaossa del tempio scintoista nel quale vive con la famiglia, la ragazza si ritrova per magia trasportata a 500 anni di distanza, nell’epoca Sengoku. Stupita e meravigliata da quanto la circonda cerca di trovare la via di casa e nel farlo incappa per un fortuito caso del destino ai piedi dell’albero millenario Goshinboku, dove il mezzo demone Inuyasha dorme sigillato. Dopo averlo svegliato dal sonno in cui era stato “incatenato” da 50 anni e averlo liberato, si scopre che Kagome non soltanto è la reincarnazione di Kikyo, ma anche nuova custode della Sfera che inconsapevolmente aveva dentro di sé.
Per una freccia da lei lanciata contro un demone che aveva rubato la Sfera, questa viene erroneamente rotta in mille pezzi. Comincia così l’avventura di Inuyasha e Kagome per recuperare tutti i frammenti e ricomporla. Durante il lungo e difficile viaggio che li attende non mancano di incontrare, nell’ardua ricerca, alleati e compagni nel monaco Miroku, nella sterminatrice di demoni Sango con l’inseparabile demone gatto Kirara, nel piccolo demone di volpe Shippo, e il nemico giurato per eccellenza nell’infernale e perfido Naraku.

Ricollegandomi alla citazione di Flaubert, il tempo e i suoi tre aspetti, passato, presente e futuro, diventano nodi centrali della vicenda e sfondo costante di ciò che i personaggi sono portati a compiere. Costretti ad affrontare le conseguenze di ciò hanno subito, a fare i conti con il prezzo da pagare per i propri peccati e la colpa da scontare per ciò che hanno fatto, a muoversi, nel tentativo di realizzare i sogni e le speranze che rimangono loro, tra un passato che li perseguita e li schiaccia e un presente di lotta costante contro il male e contro la parte oscura di sé stessi costituita dal desiderio di vendetta, tra i ricordi dolorosi di ciò che hanno perduto e la paura del futuro incerto che li attende.
La stessa Kagome è ben consapevole che un giorno sarà obbligata a prendere una decisione, a scegliere tra passato o futuro, tra Inuyaha e la propria famiglia.
Inuyasha invece ha ben altri scheletri nell’armadio e spettri da combattere. Primo tra tutti il fantasma della donna che ha amato e che è tornata sulla terra come pallido e mero frammento di ciò che era stata in vita e non meno importante la sua stessa natura di mezzo demone che egli detesta visceralmente.
Si trova faccia a faccia con la realtà, diviso tra l’amore “vecchio” per Kikyo e quello “nuovo” nei confronti di Kagome. La ragazza del futuro con la sua fiducia illimitata nei confronti del mezzo demone fa sì che a poco a poco questi arrivi in qualche modo ad accettare la sua natura di essere a metà e metà e nonostante gli screzi iniziali e il rapporto non idilliaco, tra i due protagonisti si crea una relazione affiatata e complessa dove spesso e volentieri l’amore si fonde con l’odio, la comprensione con l’incomprensione e viceversa.
Il passato e i piccoli flashback al fine della narrazione sono fondamentali e nella vita dei personaggi lo diventano tanto da non essere più punto di partenza per il presente, ma espediente usato dall’avversario per tormentarli e farli misurare con le loro paure più segrete e inconfessate, cimentare le loro abilità e metterli alla prova di continuo.
Stessa cosa vale per i personaggi secondari, anche se definirli in tal modo è riduttivo e sbagliato, dato che son trattati con magistrale bravura e dotati di uno spessore ed una caratterizzazione tali da esser pari a quelle dei protagonisti.
Ci si ritrova così a provar la stessa angoscia che scuote Sango all’idea di dover porre fine all’esistenza del fratellino Kohaku manovrato dal malvagio Naraku e mantenuto in vinta solo da un frammento della Sfera, o il timore di perdere l’uomo che ama, Miroku, a causa della maledizione che ha imposta sulla mano destra e che lo condurrà inevitabilmente alla morte, allo stesso modo ad essere solidali con il nemico e partecipi al desiderio di Kagura di riscattare la sua libertà e sfuggire dalla presenza oppressiva e infausta del padrone Naraku.

Un capolavoro come dicevo e per contenuti e per disegni. Consiglio calorosamente la lettura a chiunque desideri una lettura piacevole e scorrevole che tratti temi forti, ma non tanto da risultare pesanti dato che l’atmosfera cupa in cui si cade a volte viene subito smorzata e temperata da momenti esilaranti e il contesto della guerra che incombe minacciosa con le ombre della morte e della sofferenza rende tanto più cari l’allegria, la spensieratezza e l’innocenza della giovinezza, l’affetto e l’amicizia, l’amore che unisce i vari personaggi.
In definitiva quindi un’opera da non perdere per appassionati e non.