Recensione
L'attacco dei giganti
8.0/10
Recensione di KillerAlex
-
Allora, "L'attacco dei giganti", o per i puristi "Shingeki No Kyojin", è uno dei migliori anime che abbia mai visto. Penso sia una delle poche volte in cui l'anime, prodotto da Wit Studio, superi il manga, correggendo in parte uno dei pochi difetti del cartaceo per quanto riguarda lo stile grafico. Dico in parte perché, benché Isayama non abbia alcuna base di disegno (proporzioni sbagliate, fa fatica a riprodurre personaggi creati da lui stesso, ecc.) riesce a rendere i giganti dei veri e propri mostri, e a volte riesce a dare un'altissima espressività ai personaggi. Nell'anime il comparto grafico è davvero eccezionale: il character design viene rivalutato e migliorato, le linee di inchiostrazione modulate al limite all'inverosimile rendendo un contrasto davvero affascinante. Ed è proprio questo contrasto a cui mi sono abituato che, almeno nella seconda stagione, mi ha fatto storcere non poco il naso alla vista dell'utilizzo della CGI per riprodurre i modelli del Colossale e dei cavalli, rendendo i movimenti molto rigidi e innaturali.
Non si può dire niente alla sceneggiatura: molto articolata, colpi di scena a non finire, la voglia di sapere fa in modo di tenerti incollato allo schermo. Non esiste un vero e proprio protagonista "carnale", ma al centro dell'attenzione è messa la rivalsa del genere umano, offrendo una chiave di lettura molto matura che va oltre il concetto del “protagonista egocentrico”. Ognuno ha un ruolo fondamentale: l'intelligenza di Armin, il coraggio e la forza di Mikasa e Levi, il metodo di pensiero di Hanji, il comportamento in un certo senso "patriottico" del capitano Erwin, la conoscenza immensa e l'eroisma di Grisha, la goffaggine di Sasha, la stessa stupidità di Conny, e molti ma molti altri sono tasselli fondamentali per costruire IL mondo quale è "L'attacco dei giganti".
Anche se quello che ti viene detto è il fatto che gli umani si sono uniti per affrontare un nemico comune, ben presto ti rendi conto che l'uguaglianza è solo un miraggio. Nonostante un pericolo così grande come i giganti, gli umani continuano a dimostrare quanto sono esseri che pensano al proprio fabbisogno e a cui non frega altro all'infuori di loro stessi: in uno spazio così ristretto regna una fortissima gerarchizzazione della società, e al governo non frega altro che la produttività e il guadagno, arrivando, quando la popolazione affamata diventa una spesa piuttosto che un guadagno, a mandarla al massacro con una spedizione fuori dalle mura, o ad essere completamente abbandonata (città sotterranea, diventata poi luogo dove pullula la malavita).
Esistono ovviamente anche scelte alquanto discutibili, come il metodo di rivelazione delle identità dei due giganti colossale e corazzato, giusta per citarne una.
Uno dei grandi problemi de "L'attacco dei giganti" riguarda la caratterizzazione dei personaggi, già a partire da Eren, che risultano alquanto atipici e raramente mostrano un piano psicologico che si avvicina alla realtà. Fortunatamente col passare del tempo il problema cerca di svanire, anche se molto lentamente. Basti pensare alla'approfondimento nella seconda stagione di personaggi come Christa e Ymir.
Trovo interessante anche il cambio di genere fatto, non in maniera repentina, diventando una miscela perfetta di mistero e fanta-politico, cosa che verrà approfondita nella terza stagione l'anno prossimo.
Non si può dire niente alla sceneggiatura: molto articolata, colpi di scena a non finire, la voglia di sapere fa in modo di tenerti incollato allo schermo. Non esiste un vero e proprio protagonista "carnale", ma al centro dell'attenzione è messa la rivalsa del genere umano, offrendo una chiave di lettura molto matura che va oltre il concetto del “protagonista egocentrico”. Ognuno ha un ruolo fondamentale: l'intelligenza di Armin, il coraggio e la forza di Mikasa e Levi, il metodo di pensiero di Hanji, il comportamento in un certo senso "patriottico" del capitano Erwin, la conoscenza immensa e l'eroisma di Grisha, la goffaggine di Sasha, la stessa stupidità di Conny, e molti ma molti altri sono tasselli fondamentali per costruire IL mondo quale è "L'attacco dei giganti".
Anche se quello che ti viene detto è il fatto che gli umani si sono uniti per affrontare un nemico comune, ben presto ti rendi conto che l'uguaglianza è solo un miraggio. Nonostante un pericolo così grande come i giganti, gli umani continuano a dimostrare quanto sono esseri che pensano al proprio fabbisogno e a cui non frega altro all'infuori di loro stessi: in uno spazio così ristretto regna una fortissima gerarchizzazione della società, e al governo non frega altro che la produttività e il guadagno, arrivando, quando la popolazione affamata diventa una spesa piuttosto che un guadagno, a mandarla al massacro con una spedizione fuori dalle mura, o ad essere completamente abbandonata (città sotterranea, diventata poi luogo dove pullula la malavita).
Esistono ovviamente anche scelte alquanto discutibili, come il metodo di rivelazione delle identità dei due giganti colossale e corazzato, giusta per citarne una.
Uno dei grandi problemi de "L'attacco dei giganti" riguarda la caratterizzazione dei personaggi, già a partire da Eren, che risultano alquanto atipici e raramente mostrano un piano psicologico che si avvicina alla realtà. Fortunatamente col passare del tempo il problema cerca di svanire, anche se molto lentamente. Basti pensare alla'approfondimento nella seconda stagione di personaggi come Christa e Ymir.
Trovo interessante anche il cambio di genere fatto, non in maniera repentina, diventando una miscela perfetta di mistero e fanta-politico, cosa che verrà approfondita nella terza stagione l'anno prossimo.