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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Anticipo che prima di “Devilman Crybaby” non mi ero mai avvicinato al prodotto in questione. Mai letto il fumetto (tranquilli, un giorno lo recupererò sicuramente), mai vista la vecchia serie né tantomeno gli OAV che molti han idolatrato, pur di smontare il nuovo adattamento.
Quindi non farò paragoni, ma parlerò della serie vista dagli occhi di qualcuno che non ne sapeva niente a riguardo.

Parto col dire che son solito dividere gli episodi di una serie in più giorni, sia per assimilare quel che guardo, ma anche per evitare che finisca con lo stufarmi. Forse è la prima volta che mi son visto dieci puntate in un solo giorno, concludendo la serie in una sola domenica. Ne finivo una e non potevo che andare avanti.
Tecnicamente l’ho apprezzata davvero in tutto: le animazioni e i design che han fatto tanto parlare, con il tocco di Yuasa sempre distinguibile, ancora una volta mi han colpito. Quelle animazioni che talvolta tendono a cancellare le proporzioni, per dare dinamicità a certe scene, o a dare comunque risalto a un determinato elemento.
In una serie completamente differente, non mancano difatti elementi in comune con “Ping Pong The Animation”, a partire da una colonna sonora di alto livello, che vede dietro lo stesso autore, fino ad arrivare al trasmettere certi concetti, tramite lo sport. Questa volta abbiamo la staffetta però, uno sport che consiste nel passare il testimone da un corridore all’altro e che metaforicamente può dare tanto, per l’appunto (tra le scene più emotive ci son quella di Miki, che, dopo aver ricevuto il testimone da Mi-Ko, spiega perché le piaccia correre, come ogni passo avanti le dia la speranza che qualcosa possa realmente cambiare, oppure ancora la scena in cui vediamo un Ryo bambino gettare continuamente a terra il testimone che cerca di passargli Akira).

Finita questa digressione sull’autore, che ha sicuramente aiutato a farmi apprezzare la serie, parlerei della storia vera e propria e dei suoi personaggi.
Qui esce fuori sicuramente quello che per me è l’unico punto debole della serie, tra i vari, ossia l’avere poche puntate, non prendendosi così il tempo per raccontare più lentamente certi fatti. Ma, se alcune cose son già pesanti così, figuriamoci come sarebbe stato se ci avessero fatto affezionare ancora di più a certi personaggi.
La storia in ogni caso ci narra di un mondo in cui i demoni stanno emergendo fuori, impossessandosi sempre più delle persone, così da ribaltare le sorti di un mondo da cui son stati tolti di mezzo già in passato, in seguito a quella che potremmo definire come una prima apocalisse, e alla fine della quale una prima Terra divenne quella che oggi conosciamo come la Luna (così come la Terra in cui viviamo oggi verrà distrutta alla fine della seconda apocalisse, diventando una seconda luna per quella che sarà una nuova Terra. Tocco geniale, per quanto mi riguarda).
Akira, per via del suo amico Ryo, verrà posseduto da uno dei demoni più forti, di nome Amon, ma da cui non si farà sottomettere, riuscendo quindi a rimanere sé stesso, ma con un corpo di demone. Qui inizierà la sua guerra per fermare i demoni, ma che porterà a chiederci chi siano i veri mostri.

La serie difatti critica fortemente il genere umano, senza però fare sempre di tutta l’erba un fascio. Vedremo umani a cui ci affezioneremo, come ne vedremo di odiosi, più degli stessi demoni... e saranno loro, spinti dall’odio e dal panico, a fare il passo successivo verso l’apocalisse.
Altra cosa interessante, introdotta sicuramente in questo adattamento moderno, è l’influenza sia positiva che negativa dei social media. Tramite essi, la gente verrà informata facilmente di determinati avvenimenti, così che avremo un’altra delle mie scene preferite (ossia quando Miki scrive il post a favore di Akira, cercando di spiegare che non è un demone malvagio, ma che ha mantenuto il proprio cuore, e come sia una delle poche persone al mondo a piangere e soffrire più per il dolore altrui, che per il proprio. E nel frattempo vediamo Akira stesso che si immola pur di proteggere alcuni innocenti, finché non riesce a far breccia nei cuori di coloro che lo stavano maltrattando).

Una serie che insomma mi ha colpito davvero tanto, forse anche per il fatto che non conoscessi alcun eventuale colpo di scena che ha in comune con l’opera originale.
Ne potrei parlare davvero a lungo, ma mi fermo qui, dicendo che ne ho apprezzato anche il doppiaggio italiano, da cui non sapevo cosa aspettarmi, siccome non conoscevo molti dei nomi che ci son dietro. Invece, a parte qualche caso non particolarmente eccellente, il tutto è molto apprezzabile, e, se mi posso godere appieno una serie senza dover seguire per forza i sottotitoli, personalmente scelgo volentieri il doppiaggio italiano.