Recensione
Recensione di Irene Tempesta
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E con questo volume unico arriviamo alla quinta pubblicazione di Kabi Nagata, che segue le movimentate vicende della sua vita.
Leggendo i suoi pensieri non si può che provare tenerezza, compassione per questa giovane di 34 anni piena di fragilità, ossessioni che la portano a lottare perennemente per trovare un equilibrio esistenziale.
La sua indole fragile e sensibile l'ha portata in questo caso a una ricaduta nell'alcol e a un ricovero per Pancreatite, tema già affrontato nel suo precedente libro "La mia fuga alcolica" sempre edito da J-Pop.
Questo volume racconta, con linguaggio semplice e una sincerità disarmante cosa significa avere problemi di alcolismo e vivere le successive ricadute; Kabi Nagata, nonostante i pregressi problemi di Pancratite, non è riuscita a smettere di bere, consapevole delle conseguenze, riportandola di nuovo ad un ricovero ospedaliero forzato.
Il "bere" per Nagata era associato ad un "comportamento da adulta" ma la nostra protagonista fatica a trovare mezze misure, arrivando in breve tempo a bere, tutti-i-giorni, un litro di Shochu , una bevanda alcolica al 25%.
Le ragioni che la portarono a non riuscire più a fermarsi sono diverse, ma la più importante era il sollievo che l'alcol le dava dai molti sensi di colpa che la tormentavano e la tristezza che la distruggeva da dentro.
Il suo primo libro pubblicato, che raccontava della sua omosessualità e di come pagava le escort per avere rapporti intimi, ferì profondamente i suoi genitori e la fece sentire in colpa cercando di provare a pubblicare manga tradizionali senza però riuscirvi, oltre che lo stress mentale e l'ossessione per la produttività come mangaka.
La vita travagliata di Nagata ha visto molte salite e discese in questo volume: fughe continue da ospedali, istituti e gruppi di alcolisti anonimi, disturbi alimentari ( si strafogava di cibo e poi si induceva il vomito), ricovero per trattamento psichiatrico, ricaduta nel tunnel dell'alcol, ricovero ospedaliero per pancreatite acuta da abuso di alcol, arrivando alla sua determinazione a sottoporsi a un trattamento specifico per alcolismo in un altra clinica.
Ma chi ci dice che tra tutte le cure proposte la migliore non sia semplicemente quella cosa così essenziale che cerchiamo tutti, e che dà stabilità alla nostra vita: l'accettazione della nostra famiglia, l'amore della nostra famiglia!
Nagata spiega in maniera schietta l'importanza di un punto di appoggio per stare a galla e trovare il proprio equilibrio, sperando che la sua esperienza sia di aiuto a qualcuno simile a lei, a non sentirsi solo in questa battaglia.
Una lettura sincera e schietta, a volte quasi ironica narrata in modo caricaturale dalle tinte arancio fluo, semplice e allo stesso tempo potente!
La J-Pop ha pubblicato tutti i libri di questa autrice a anche questo volume è di ottima qualità.
Il tratto dell'autrice è volutamente abbozzato e spesso caricaturale.
Consigliato a chi cerca i racconti autobiografici drammatici ma proprio per questo veri e intensi (come un altro bellissimo manga "Diario della mia scomparsa" di Hideo Azuma) .
E ovviamente a tutte le lettrici che amano leggere Kabi Nagata.
Leggendo i suoi pensieri non si può che provare tenerezza, compassione per questa giovane di 34 anni piena di fragilità, ossessioni che la portano a lottare perennemente per trovare un equilibrio esistenziale.
La sua indole fragile e sensibile l'ha portata in questo caso a una ricaduta nell'alcol e a un ricovero per Pancreatite, tema già affrontato nel suo precedente libro "La mia fuga alcolica" sempre edito da J-Pop.
Questo volume racconta, con linguaggio semplice e una sincerità disarmante cosa significa avere problemi di alcolismo e vivere le successive ricadute; Kabi Nagata, nonostante i pregressi problemi di Pancratite, non è riuscita a smettere di bere, consapevole delle conseguenze, riportandola di nuovo ad un ricovero ospedaliero forzato.
Il "bere" per Nagata era associato ad un "comportamento da adulta" ma la nostra protagonista fatica a trovare mezze misure, arrivando in breve tempo a bere, tutti-i-giorni, un litro di Shochu , una bevanda alcolica al 25%.
Le ragioni che la portarono a non riuscire più a fermarsi sono diverse, ma la più importante era il sollievo che l'alcol le dava dai molti sensi di colpa che la tormentavano e la tristezza che la distruggeva da dentro.
Il suo primo libro pubblicato, che raccontava della sua omosessualità e di come pagava le escort per avere rapporti intimi, ferì profondamente i suoi genitori e la fece sentire in colpa cercando di provare a pubblicare manga tradizionali senza però riuscirvi, oltre che lo stress mentale e l'ossessione per la produttività come mangaka.
La vita travagliata di Nagata ha visto molte salite e discese in questo volume: fughe continue da ospedali, istituti e gruppi di alcolisti anonimi, disturbi alimentari ( si strafogava di cibo e poi si induceva il vomito), ricovero per trattamento psichiatrico, ricaduta nel tunnel dell'alcol, ricovero ospedaliero per pancreatite acuta da abuso di alcol, arrivando alla sua determinazione a sottoporsi a un trattamento specifico per alcolismo in un altra clinica.
Ma chi ci dice che tra tutte le cure proposte la migliore non sia semplicemente quella cosa così essenziale che cerchiamo tutti, e che dà stabilità alla nostra vita: l'accettazione della nostra famiglia, l'amore della nostra famiglia!
Nagata spiega in maniera schietta l'importanza di un punto di appoggio per stare a galla e trovare il proprio equilibrio, sperando che la sua esperienza sia di aiuto a qualcuno simile a lei, a non sentirsi solo in questa battaglia.
Una lettura sincera e schietta, a volte quasi ironica narrata in modo caricaturale dalle tinte arancio fluo, semplice e allo stesso tempo potente!
La J-Pop ha pubblicato tutti i libri di questa autrice a anche questo volume è di ottima qualità.
Il tratto dell'autrice è volutamente abbozzato e spesso caricaturale.
Consigliato a chi cerca i racconti autobiografici drammatici ma proprio per questo veri e intensi (come un altro bellissimo manga "Diario della mia scomparsa" di Hideo Azuma) .
E ovviamente a tutte le lettrici che amano leggere Kabi Nagata.