Recensione
The Crater
8.5/10
The Crater del 1969 è una raccolta in tre volumi di diciassette racconti a sfondo fantascientifico. Qui notiamo la capacita di Tezuka di comprimere grandi storie in poche decine di pagine.
Il protagonista sembra sempre lo stesso con però nomi e caratteristiche diverse: mangaka, corridore di formula uno, impiegato, astronauta, semplice ragazzo… potrebbe essere lui o semplicemente un volto usato come quello di un attore per recitare diverse parti.
Lo troviamo scienziato e studente fallito ma ad un certo punto non ci chiederemo se è lui ma ci immergeremo nelle storie tutte molto buone tranne un paio che meritano solo la sufficienza.
Siamo di fronte a dei, a uomini provenienti dal futuro, a fantasmi, ad alieni, ad un’umanità che può scegliere fra vita eterna e distruggere se stessa e di fronte a tutto ciò non può sfuggire che anche un piccolo episodio può far riflettere quanto divertire.
Troveremo in alcuni episodi anche lo stesso autore che ci diverte con i cammei di se stesso personaggio e autore allo stesso momento.
Se la storia finale, che è quella che da il nome alla raccolta, è quella che più fa pensare, la maschera di Tomoe ci porterà nel mondo del raccapricciante per poi strapparci un sorriso, l’uomo evaporato invece ci porterà a riflettere su come a volte certe invenzioni è meglio non arrivare a compierle, il serpente a due teste ci porta nel mondo teorico del razzismo al contrario: i neri diventano padroni di una città e i bianchi creano una mafia per contrastarli. Ma bianchi e neri sono comunque cattivi entrambi e in quella città solo un ragazzo e un bambino restano puri.
Insomma un gran volume quello di Jpop a cui mi sento di assegnare un otto e mezzo e consigliare agli amanti del sci fi ma anche a chi adora il Tezuka più ispirato.
Il protagonista sembra sempre lo stesso con però nomi e caratteristiche diverse: mangaka, corridore di formula uno, impiegato, astronauta, semplice ragazzo… potrebbe essere lui o semplicemente un volto usato come quello di un attore per recitare diverse parti.
Lo troviamo scienziato e studente fallito ma ad un certo punto non ci chiederemo se è lui ma ci immergeremo nelle storie tutte molto buone tranne un paio che meritano solo la sufficienza.
Siamo di fronte a dei, a uomini provenienti dal futuro, a fantasmi, ad alieni, ad un’umanità che può scegliere fra vita eterna e distruggere se stessa e di fronte a tutto ciò non può sfuggire che anche un piccolo episodio può far riflettere quanto divertire.
Troveremo in alcuni episodi anche lo stesso autore che ci diverte con i cammei di se stesso personaggio e autore allo stesso momento.
Se la storia finale, che è quella che da il nome alla raccolta, è quella che più fa pensare, la maschera di Tomoe ci porterà nel mondo del raccapricciante per poi strapparci un sorriso, l’uomo evaporato invece ci porterà a riflettere su come a volte certe invenzioni è meglio non arrivare a compierle, il serpente a due teste ci porta nel mondo teorico del razzismo al contrario: i neri diventano padroni di una città e i bianchi creano una mafia per contrastarli. Ma bianchi e neri sono comunque cattivi entrambi e in quella città solo un ragazzo e un bambino restano puri.
Insomma un gran volume quello di Jpop a cui mi sento di assegnare un otto e mezzo e consigliare agli amanti del sci fi ma anche a chi adora il Tezuka più ispirato.