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    5.5/10
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    Idea piuttosto avanti per il tempo, dove il genere "zombie" iniziava a sperimentare (perlopiù con la commedia), mentre Hino decide di riportarlo al dramma degli albori, indagando sulla sofferenza del vivere il decadimento fisico sul proprio corpo.
    Non tutto però va per il verso giusto e l'idea di fondo purtroppo rimane quello, una base sulla quale non viene costruito quello che si prefissava. L'aspetto psicologico non viene mai a galla, il dolor1 [ continua a leggere]
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    Altra opera evitabile del maestro Hino, decisamente altalenante nella sua produzione.
    Vicina all'immaginario di Shigeru Mizuki e del suo iconico Kitaro, col quale la nostra protagonista condivide la mancanza di un occhio, da recuperare per salvare la stirpe di demoni infernali.
    Il target dell'opera sembra votato verso i giovani(ssimi). Come di consueto a una narrativa tanto semplice quanto essenziale, spesso alla stregua della banalità più becer1 [ continua a leggere]
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    Una delle opere più deboli di Hino, vicina all'idea di horror degli anni '60, ingenua nella scrittura, fatta di cliché e che puntava unicamente sull'impatto visivo.
    "Insetti Infernali" è questo, un banale pretesto narrativo stra-abusato, fin troppo essenziale, condito da pochi dialoghi, ingenui e talvolta ridicoli nella loro stupidità (es: il padre salva la vita della figlia e le dice "fa piacere essere utili ogni tanto").
    Il villain è una macch1 [ continua a leggere]

    7.0/10
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    Parte a razzo, finisce a ca**o.
    Riassumerei così Prison School, opera che ho adorato tanto quanto detestato.

    Recuperata dopo l'anime, in quanto fremevo per scoprire il prosieguo, ciò che ho enormemente apprezzato dell'opera, oltre agli indiscutibili disegni e al variegato cast di personaggi, è il ritmo teso che permea l'opera, cosa rara per un prodotto demenziale.
    Ad ogni azione corrisponde una reazione, e infatti la sensazione che ognuno dei p1 [ continua a leggere]

    5.0/10
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    Ottime potenzialità per qualcosa di veramente assurdo e originale, vanificate da una sciatteria generale e una mancanza di idee (vogliamo chiamarla pigrizia?) che banalizzano l'opera al punto da renderla tanto prevedibile quanto ripetitiva.

    Il manga parte bene, primi tre volumi interessanti. Carina la storia tra Rei e Papiko, lui minorenne, lei attrice hard, con conseguenti, ovvie, problematiche derivate da tale situazione, gestite in maniera p1 [ continua a leggere]